Jung Chang “Cigni selvatici, tre figlie della Cina”

cigniIl libro è molto interessante, ma sicuramente non piacevole da leggere. La storia della Cina dagli ultimi anni dell’800 al 1976 (morte di Mao) è drammatica, costellata di lutti e violenze e, temo, che  se anche la situazione è migliorata enormemente, i nodi purtroppo non siano ancora del tutto risolti. Per un ultrasessantenne, che negli anni sessanta/settanta ha vissuto in Italia ed ha simpatizzato come molti giovani di allora per i movimenti della contestazione studentesca, il libro è addirittura  inquietante.

Già, è decisamente spiacevole perché ci mostra come siamo stati ingannati e turlupinati da una ideologia imperante e da soggetti che nel migliore dei casi erano drammaticamente disinformati, ma non stento a credere, fossero anche colpevolmente conniventi.

Credo di essermi sentito costantemente in colpa , leggendo questo libro, per avere in quei tempi lontani, ascoltato acriticamente, senza l’ombra di un dubbio, senza il desiderio di andare a verificare, per sapere, approfondire (anche se non era così facile) come stavano veramente le cose in un paese lontano che veniva additato come l’applicazione più pura del marxismo. Mi ricordo di aver letto allora qualche libro…Maria Teresa Macciocchi….”L’altra metà del cielo”…..trionfalistici…”La rivoluzione culturale”, le “Guardie rosse” , termini di cui ci si riempiva la bocca………..tremendo. Nello stesso istante in cui pronunciavamo ignari quei termini, milioni di persone soffrivano, erano vessate dal potere, private della loro libertà e della loro dignità, erano costrette alla fame, all’indigenza all’umiliazione più totale, che in tantissimi, troppi casi li ha portati addirittura al suicidio. Mao e sua moglie, non hanno neanche dovuto macchiarsi le mani di sangue in un numero eccessivo di volte: nella stragrande maggioranza dei casi infatti hanno semplicemente eliminato le proprie vittime spingendole al suicidio.

Noi nel frattempo invece di scendere in piazza a urlare a squarcia gola contro l’ingiustizia di questo paese, dissertavamo nei salotti di quanto fosse invidiabile ciò che si stava concretizzando in Cina.

Insomma, J.C. ci narra la sua storia e la storia di sua madre e sua nonna da un punto di vista chiaramente non di parte. Non è certo lei e la sua famiglia una nemica del marxismo. Nasce da genitori comunisti, funzionari di partito, cresce nell’entusiasmo della rivoluzione, partecipa, vede l’affermarsi di Mao e inizialmente ne subisce il fascino. Per cui non certo una detrattrice.

E’ pensabile che la sua versione dei fatti, tramite i quali è costretta a rivedere totalmente la sua visione politica e sociale, sia quindi una versione “genuina” ed io sono più che disposto a crederle.

In pochi punti voglio delineare la sua storia e di rimando la storia della Cina dalla fine dell’800 ad oggi.

Inizia tutto con la caduta dell’Impero. La situazione era ovviamente piuttosto pesante. Dall’Impero si passa ad una repubblica che è di fatto un regime oligarchico in mano ai “Signori della guerra” e , detto questo  è detto tutto: profondo Medio Evo!

Poi arriva il Kuomintang, con Chiang  Kai Shek , che si rivela, a parte le considerazioni politiche, un vero incapace, soprattutto da un punto di vista economico. La Cina è in preda alla corruzione più spaventosa, all’ingiustizia ed al nepotismo più colpevole: insomma, un disastro. L’inflazione arriva a numeri che non possiamo neanche immaginare: a un certo punto il prezzo del sorgo, un cereale molto diffuso, aumenta il suo prezzo di settanta volte in una notte….

Nel frattempo, per metterci il carico da novanta, arrivano i Giapponesi, che mettono la popolazione in uno stato di quasi schiavitù, con vessazioni, ingiustizia, prevaricazione. La popolazione è allo stremo.

A questo punto, nel paese non se ne può più:si formano dei gruppi non meglio identificati di “Comunisti”. Sono persone colte, preparate, oneste e capaci. Hanno pochissimi mezzi, ma dalla loro hanno desiderio di giustizia sociale, di pace, di solidarietà. Sono termini che in Cina , fino a quel momento nessuno ha mai pronunciato.

L’esercito rivoluzionario si attesta in una città del centro e si rafforza. Sono uomini scalzi, ma dalla loro hanno un ideale e si preparano a combattere un esercito corrotto e mal organizzato. Avranno la meglio. E’ il periodo della “Lunga marcia” , forse l’ultima espressione gloriosa e positiva pronunciata per i successivi trenta anni……..I Giapponesi, nel frattempo vengono cacciati dai territori che occupavano.

L’esercito comunista ingaggia una guerra civile con le truppe del Kuomintang e ne esce vittorioso. E’ il 1949: i “Comunisti” sono al potere e per la prima volta in Cina il popolo acquista una sua dignità.

A questo punto si capisce un concetto fondamentale, che forse non è così scontato. Nella situazione cinese, non c’erano alte vie d’uscita. Il solo modo per fare un passo avanti ed uscire dal Medio Evo era il comunismo, e così è stato.

All’inizio i Comunisti fanno un gran lavoro. Per prima cosa riescono a contenere l’inflazione, a far ripartire l’economia, a potenziare la produzione agricola e artigianale. Si occupano dell’istruzione elementare e dei primi rudimentali servizi sociali. Danno allo stato una amministrazione solida ed efficiente. Nei posti di potere ci sono personaggi, magari un po rigidini, ma molto onesti e dediti al bene della nazione.

Insomma, potrebbe sembrare che la Cina sia al punto di svolta, verso un futuro moderno e promettente, ma proprio in questo momento, prende spazio e potere un personaggio che distruggerà l’embrione di una società civile e di uno stato produttivo: è Mau Zedong ! E’ lui, il personaggio che abbiamo citato ed osannato in gioventù, è lui, il Grande Timoniere, il faro nei nostri sogni rivoluzionari giovanili………..E’ lui la catastrofe, è lui la maledizione della Cina.

Non continuerò a riassumervi le malefatte, gli intrighi, le assurdità e l’ignoranza, ancora prima della ideologia distorta e perversa che caratterizzerà il suo operato e di quel personaggio assurdo che è stata sua moglie. Vi risparmierò tutto questo, ma mi limiterò a ricordarvi alcune espressioni. “Rivoluzione culturale” , “Il grande balzo in avanti”, “Le guardie rosse” “La rivoluzione permanente”……..nelle nostre vite abbiamo avuto tempo per ripensare in modo critico, per ridiscutere e  rivalutare questi concetti, ma mai e poi mai abbiamo potuto immaginare la devastazione, l’ingiustizia, la prevaricazione, la negazione dei principi marxisti, la violenza sociale e personale che questi termini hanno significato nella storia recente della Cina. Il Maoismo ha lottato contro la cultura, l’istruzione e la professionalità, bollandoli come valori borghesi e portando l’intero paese allo sbando ed alla assoluta indigenza.

Un evento per tutti è particolarmente significativo e ve lo riporto alla memoria: dopo la morte di Mao, a dimostrare quanto fosse effimero e legato al suo tiranno il regime instaurato, sua moglie e la famosa “Banda dei Quattro”, che avevano tentato di proseguire nella dittatura, furono talmente emarginati ed isolati da tutte le istituzioni del paese, da essere deposti e imprigionati nell’arco di un solo mese. Le tirannie muoiono con il tiranno e quella di Mao non ha fatto eccezione.

Alla fine di questo libro bello e faticoso, oltre alle riflessioni personali che mi ha innescato, mi è rimasto anche un concetto “impressionantemente” per me del tutto nuovo: il Maoismo, che con tutte le limitazioni del caso ho sempre collocato ideologicamente in un area di pensiero marxista, leggendo questo libro, mi si è rivelato come il più acerrimo nemico del neonato Comunismo Cinese ed uno dei fenomeni politici e sociali più lontani da quello che può essere definito come applicazione del pensiero marxista.

Consigliato a tutti e in particolar modo ai sessantenni che hanno vissuto e creduto nel mitico ’68.

Mr.Maturin

 

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