La dodicenne Anna Kerrigan -così inizia il romanzo- accompagna il padre, uomo dalla non limpida vita, a visitare Dexter Styles, un influente a affascinante capo malavitoso, presso il quale deve svolgere una non meglio precisata commissione .
Fra Anna e il padre vi è un forte rapporto, destinato a interrompersi con la improvvisa scomparsa dell’uomo. Anna ha anche un forte rapporto con la sorella Lydia, “un miscuglio di bellezza e deformità”, e con la madre, affranta dalla fatica e dal dolore per la seconda figlia.
Siamo nel corso della seconda guerra mondiale, raccontata dal punto di vista dei cittadini americani che partecipano col lavoro e il sacrificio allo sforzo bellico (un punto di vista quindi insolito, dal momento che normalmente gli americani vengono rappresentati nei teatri di guerra, specie europei); uno sforzo cui partecipa anche Anna, impegnata con altre migliaia di ragazze nella costruzione delle navi da guerra, ma che poi, rapita dagli addestramenti che i palombari svolgono nel porto dove lavora, diventa palombaro essa stessa -il primo palombaro donna- sconfiggendo lo scetticismo maschile da cui è circondata.
Parte di qui una lunga e complessa vicenda, che credo abbia molto impegnato Egan, come ad esempio si capisce dal grande sforzo di documentazione circa il periodo e circa quanto narrato; per esempio E. mostra una conoscenza sorprendente di tutto quanto (attrezzature, tecniche, rischi ecc.) concerne il mondo delle immersioni umane.
Detto questo, io il perché di questo romanzo, che segue il molto più riuscito “Il tempo è un bastardo”, Pulitzer 2011, non è che lo abbia capito molto, e mi è sembrato nel complesso una cosa poco riuscita e poco incisiva, che già faccio fatica a ricordare.
Poronga