Gianni Rodari “C’era due volte il barone Lamberto”

ro.pngNell’isola di San Giulio, sul lago d’Orta, vive in una grande villa il ricchissimo (possiede 24 banche) e vecchissimo barone Lamberto. Il barone è anche malatissimo: ha 24 malattie che il suo fedele maggiordomo Anselmo, sempre attaccato al suo inseparabile ombrello di seta, sa dire tutte in ordine alfabetico.

A un certo punto, durante un viaggio in Egitto, Lamberto incontra un vecchio saggio che gli dice che “l’uomo il cui nome viene nominato non muore mai“.

Il barone, tornato a casa, prende la cosa alla lettera e assume sei persone che, dandosi il cambio, devono assicurare che il suo nome venga ripetuto senza interruzione notte e giorno in un sistema di diffusione sonora che può essere percepito, sia pure lievemente, in tutta la villa.

Lamberto giorno dopo giorno ringiovanisce, fino a tornare ad essere un baldo e vigoroso giovane che tira di boxe e nuota come un pesce; il tutto con gran dispetto dell’avido nipote Ottavio, in attesa dell’eredità.

Ci si mette in tutto ciò anche una banda di banditi, che sequestra il barone per un riscatto, mandando lettere minatorie con dentro un pezzetto di Lamberto (un’orecchia, un dito), che tuttavia ricresce sempre…

Rodari mette su una storia allegra, strampalata e piena di grazia.

Non manca ovviamente il divertimento un po’ lunare:

Osservino signori con i loro occhi personali“.

Lo spagnolo lo parlo ma non lo capisco“.

Peso sessanta chili anche se ne dimostro quarantasette”.

Poronga

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Gianni Rodari

RODARIDefinirei Rodari come il Calvino dei bambini. Il che, lungi dall’essere riduttivo, mi sembra invece già di per sé un gran bel complimento.
Leggero, giocoso, funambolico, ha lasciato storie, storielle e filastrocche bellissime, che l’intenzione pedagogica non appesantisce o rovina per niente, dimostrando anzi che lo scopo educativo può benissimo essere raggiunto con un approccio fantasioso e sorridente; anzi, viene raggiunto meglio.
Se volete fare un bel regalo a un piccolo, e all’adulto che avrà la fortuna di leggerglielo, regalategli un libro di Rodari (sperando che non sia stato sciaguratamente messo fuori catalogo).

Un piccolo assaggio dimostrativo tratto da “Favole al telefono”:
“Il paese con l’esse davanti”
Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, capitò nel paese con l’esse davanti.
-Ma che razza di paese è? – domandò a un cittadino che prendeva il fresco sotto un albero.
Il cittadino per tutta risposta, cavò di tasca un temperino e lo mostrò ben aperto sul palmo della mano.
-Vede questo?
-È un temperino.
-Tutto sbagliato. Invece è uno “stemperino”, cioè un temperino con l’esse davanti. Serve a far ricrescere le matite, quando sono consumate, ed è molto utile nelle scuole.
-Magnifico -disse Giovannino. –E poi?
-Poi abbiamo lo “staccapanni”.
-Vorrà dire l’attaccapanni.
-L’attaccapanni serve a ben poco, se non avete il cappotto da attaccarci. Col nostro “staccapanni” è tutto diverso. Lì non bisogna attaccarci niente, c’è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lì e lo staccate. Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca. C’è lo staccapanni d’estate e quello d’inverno, quello per uomo e quello per signora. Così si risparmiano tanti soldi.
-Una vera bellezza. E poi?
-Poi abbiamo la macchina “sfotografica” che invece di fare le fotografie fa le caricature, così si ride. Poi abbiamo lo “scannone”.
-Brr, che paura.
-Tutt’altro. Lo scannone è il contrario del cannone, e serve per disfare la guerra.
-E come funziona?
-È facilissimo. Se c’è la guerra, suoniamo la stromba, spariamo lo scannone e la guerra è subito disfatta.
Che meraviglia il paese con l’esse davanti.

PS: non è che sia proprio obbligatorio avere la scusa del bambino
Poronga