Come abbia fatto Pamuk a diventare uno scrittore di interesse non dico nazionale ma addirittura mondiale è per me un autentico mistero (e se qualcuno me lo spiega mi fa un favore).
Avevo provato anni fa con “Neve” che, nonostante il tema narrativo decisamente interessante e le scottanti problematiche affrontate, in primis il rapporto fra mondo mussulmano e Occidente, a un certo punto ho abbandonato, trovandolo scialbo e alla fine noioso; mi ricordo che proprio non riuscivo a concentrarmi.
Ho riprovato con “Istanbul”, e i difetti che avevo trovato nel primo libro li ho ritrovati tali e quali. Una scrittura opaca, imprecisa, di nessuna incisività. L’ho finito, a dire il vero saltando un po’ qua e là, giusto perché poco tempo fa sono stato a Istanbul.
Dopo di che non escludo affatto che l’uomo possa essere una persona interessante; ma lo scrittore certamente no. E invece gli hanno dato il Nobel, ancora più assurdo, secondo me, di quello dato a Fo, che almeno una cosa veramente buona nella sua vita l’ha fatta.
Poronga