La passione clandestina, totale e travolgente di una donna per un uomo; una condizione di volontaria schiavitù.
Sarebbe fare un torto a questo piccolo e bellissimo libro usare parole diverse da quelle della sua autrice.
La passione clandestina, totale e travolgente di una donna per un uomo; una condizione di volontaria schiavitù.
Sarebbe fare un torto a questo piccolo e bellissimo libro usare parole diverse da quelle della sua autrice.
Nino Nino (il nome che è rimasto attaccato al protagonista quando da piccolo imitava il rumore delle sirene che solcano la città) ha rincontrato per caso all’Ikea un suo antico e acerbo amore, mai sbocciato per equivoco.
Untold”: la dietrologia italiota colpisce anche Feltrinelli.
La massiccia pubblicistica “dietrologica” che da sempre affligge la storiografia degli anni (per la vulgata “di piombo”) si è sempre concentrata, guarda caso, solo sui fatti più eclatanti che in quanto tali fanno vendere copie (Piazza Fontana, sequestro Moro, omicidio Walter Tobagi, Strage di Bologna), perchè a nessuno è mai venuto n mente di pubblicare versioni dietrologiche sulle altre 5000 azioni di violenza poltica verificatesi nel ventennio 60-80. Lì non c’è nessun mistero, ovviamente!
Jhumpa Lahiri narra del suo innamoramento per l’italiano (“amo perdutamente la vostra lingua”) e, soprattutto, della sua decisione di scrivere in italiano. Una cosa a pensarci bene pazzesca: una autrice più che affermata, vincitrice del premio Pulitzer con il bellissimo “L’interprete dei malanni” (già commentato), di madrelingua bengalese e che ha sempre parlato e scritto in inglese, decide di sbarazzarsi degli strumenti che ha sempre usato per utilizzarne altri; quasi come se un celebrato pittore decidesse di proseguire la sua carriera dipingendo con la mano sinistra.
Trent’anni della recente storia di Milano. Quasi una vita trascorsa in quel Tribunale che tanta parte ha avuto nella storia politica del nostro Paese. Le cause vinte e perdute dall’avvocato Steccanella sono divise per tipologia di reato e inserite in capitoli preceduti da magnifiche citazioni: sagge, spiritose, ma soprattutto coerenti con la materia trattata. Ne vien fuori la brillante autobiografia d’un avvocato penalista, ma anche uno straordinario esempio di come si possa spiegare a tutti l’esercizio della giustizia e le dinamiche della procedura penale senza tecnicismi e utilizzando un linguaggio giuridico piano e comprensibile.
T. D. è una scrittrice danese nata nel 1917 e morta suicida nel 1976.
Che sia stata una persona tormentata lo si capisce da questo breve testo, che fa parte di una trilogia i cui altri due volumi, credo non tradotti in italiano, sono intitolati “Youth” e “Dependecy”.
“La Rivoluzione è sempre per tre quarti fantasia e per un quarto realtà”, diceva l’anarchico Michail Bakunin ai tempi in cui un celebre motto recitava: “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!”
Poi ci penserà Pier Paolo Pasolini a scrivere che: “la serietà è la qualità di coloro che non ne hanno altre: è uno dei canoni di condotta, anzi, il primo canone, della piccola borghesia!”.
Non sono un barnesiano convinto (alcuni lo ritengono meritevole addirittura del Nobel; certo molto meglio lui di altri cui è stato conferito). L’ho sempre trovato un po’ snob, esangue, come dire, troppo intelligente.
Non che questi difetti vengano qui completamente meno, ma sono ampiamente superati dalle doti di ironia, sarcasmo, eleganza stilistica, cultura, che B. certamente possiede in copia e che in questo romanzo utilizza al meglio, mettendole al servizio di una narrazione che ha a che fare con “l’eterno triangolo”, di cui costituisce una ottima versione.
Amerigo, il protagonista settenne di questo romanzo, vive nella Napoli del dopoguerra, quando “la gente per la fame si mangiava pure i gatti“.
Di famiglia poverissima, sostentata in qualche modo dalla madre poiché il padre -questa è la versione ufficiale- è partito per l’America in cerca di fortuna, a un certo punto, grazie all’organizzazione del volontariato comunista, assieme a parecchi suoi coetanei di pari condizione va a passare qualche mese in Emilia-Romagna. Questo sembrerebbe un fatto realmente avvenuto.
Nonostante una precedente esperienza negativa (“Sotto i venti di Nettuno”, già commentato), essendomi trovato in casa questo romanzo ho fatto un altro tentativo, che è andato ancora peggio del primo.