Se “Porci con le ali” è stato il romanzo generazionale italiano degli anni ’70, e “Jack Frusciante” quello degli anni ’90, “Altri libertini” lo è stato per gli anni ’80. Dei tre è stato il libro che mi ha senz’altro impressionato di più.
A dire il vero, anche se spesso viene definito come romanzo per via di alcuni collegamenti fra le sue varie parti, a me è sembrato fondamentalmente un libro di racconti.
Comunque sia si tratta di sei capitoli torrenziali, efficacissimi, che sembrano scritti di getto, quasi uno sfogo liberatorio. In realtà l’opera è il risultato di una grande capacità di scrittura, davvero inusitata in un autore di soli 25 anni.
Disperazione e struggimento accompagnano la vita balorda e sbandata, un po’ triste e un po’ spensierata, di drogati, checche, gente in fuga.
Molto belli mi sono sembrati il primo racconto, terribile e durissimo, il terzo, toccante e commovente, e il sesto, poetico.
Il libro mi è piaciuto talmente che ho letto anche gli altri di Tondelli (“Pao pao”, “Rinimi” e “Camere separate”), che però rimangono molto al di sotto dell’opera prima.
Il crudissimo linguaggio utilizzato –chi leggerà si prepari a saltare sulla sedia- ha naturalmente fruttato al libro un provvedimento di sequestro e un’accusa di oscenità, che per fortuna non ne hanno poi impedito la diffusione.
Tondelli è morto a soli 36 anni di AIDS, ed è stato un vero peccato, anche perché dando vita al progetto per scrittori “Under 25” è stato un maestro e mentore di vari (allora) giovani, fra i quali Gabriele Romagnoli, rimanendo poi negli anni una specie di mito per coloro che lo hanno conosciuto.
Poronga