Non avevo mai letto nulla di R.Gary finchè mi è arrivato in regalo questo romanzo di formazione sorprendente.
Mohamed detto Momo vive con una vecchia ex prostituta ebrea polacca,scampata ad Auschwitz, Madame Rosa, che si mantiene ospitando a pagamento bambini di altre prostitute, che , secondo la legge francese , non possono tenere con sè i figli. Forse Momò ha 10 anni, non si sa quando è nato, sua madre non viene mai a trovarlo , ovviamente non c’è un padre, ma lui si muove con grande intraprendenza nel quartiere multietnico di Belleville, tra mercati e caffè, e si salva sognando e rileggendo la realtà terribile che lo circonda con un tenace desiderio di amore.
Madame Rosa vive al sesto piano oltre delle scale che lei non può più salire a causa del suo peso smisurato e delle malattie legate alla vecchiaia, la sua sopravvivenza dipende dalle cure di Momò, il preferito dei suoi bambini , e dalla solidarietà dei vicini. E’ stata portata dai tedeschi in Germania ma è ritornata viva e da allora ha il terrore dei documenti e dei controlli dell’amministrazione statale.
Intorno a Momò ,che forse è algerino, girano altri personaggi di varie nazionalità:
Hamil , l’amico arabo che ha fatto il venditore di tappeti in Algeria e Marocco e ora vecchissimo e cieco siede tutto il giorno al caffe arabo di Driss che ha cura di lui lo accompagna a pisciare. E’ da lui che Momò ha imparato quello che sa sulla vita e a lui chiede continuamente “ se si può vivere senza amore.”
N’D’Amédée , nigeriano,protettore di prostitute che gira sempre con la scorta ,dato che è analfabeta ricorre a Madame Rosa per scrivere alla sua famiglia in Nigeria lettere che magnificano i suoi successi come costruttore .
Madame Lola , ex pugile senegalese ,oggi bellissimo travestito che batte tutte le notti al Bois De Boulogne, ma ogni giorno visita Madame Rosa, porta viveri e champagne e aiuta la vecchia ormai immobilizzata a tenersi pulita.
Il signor Waloumba, nero del Cameroun, fa il mangiatore di fuoco e insieme a otto membri della sua tribù sale abitualmente da Madame Rosa per cantare e ballare in modo da scacciare gli spiriti maligni.
Il dottor Katz, anziano medico ebreo, vuole inviare Madame Rosa,ormai gravissima, all’ospedale , cosa che lei teme e che la separerebbe da Momò ed è lo stesso Momò che con un abile espediente riesce a garantirle un trapasso sereno in un luogo sicuro.
Romain Gary vinse per la seconda volta il premio Goncourt nel 1975 pubblicando questo romanzo sotto lo pseudonimo di Emil Ajar e mantenne il segreto anche col proprio editore fino alla morte, avvenuta per suicidio nel 1980. Fu il primo scrittore francese a descrivere la realtà multietnica della banlieue. Per il racconto in prima persona di Momò, Gary inventa uno stile molto seducente, ingenuo,ottimista e paradossale, sottilmente ironico, con contaminazioni delle culture araba,ebrea e africane, che bisognerebbe leggere in francese anche se la traduzione italiana è ottima . Nel continuo paragone fra le varie culture che il bambino è stimolato a fare risiede un altro dei meriti del libro, che è il grande rispetto e amore per i vecchi, un senso di solidarietà , di pietà umana e di comprensione per la loro solitudine e sofferenza ,che sembra in via di scomparire nel mondo occidentale e che Momò impara dai suoi amici africani.
Marina
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