Questo libro è uscito ormai cinque anni fa. Pur apprezzando Vargas Llosa e avendo letto la maggior parte delle sue opere, questa l’avevo lasciata stare, forse perché appartiene a un genere – la biografia romanzata – che non amo troppo. L’occasione per prenderla in mano mi è stata offerta da Björn Larsson, che ne parla nel suo recente Raccontare il mare. Devo dire che il libro non mi ha convinto, anche se Vargas Llosa è certamente un grande scrittori e lampi della sua arte appaiono spesso anche qui.
Siamo nel 1916. Il protagonista, l’irlandese Roger Casement, personaggio storico reale, è rinchiuso nella Torre di Londra ( nel 1916!? pensavo non fosse più usata come prigione dai tempi di Shakespeare! ) in attesa di esecuzione per il ruolo avuto nelle rivolte irlandesi contro la Gran Bretagna.Mentre gli amici lo vanno a trovare e gli assicurano che faranno di tutto per annullare la condanna a morte, riviviamo la vita di questo personaggio formidabile. Arriva in Africa ventenne, lavora con Stanley ( quello di Dr. Livingstone, I suppose? ) poi resta nel Congo belga per venti anni, facendosi paladino dei diritti degli indigeni e mettendo a nudo i disastri del colonialismo. Sarà che, essendo in Congo, ce l’ha soprattutto con i Belgi, ma gli Inglesi, che pure non sono innocenti in fatto di colonialismo, lo nominano console e gli danno addirittura il titolo di Sir. Nel frattempo conosce Conrad, che lo stima molto – vero: ci sono delle lettere a dimostrarlo – e dichiara addirittura che Roger deve essere considerato come il co-autore di Cuore di tenebra – questo credo che sia frutto della fantasia di Vargas Llosa.
Dopo essere diventato una celebrità per le sue denunce del colonialismo, e dopo una breve parentesi nell’Amazzonia peruviana come rappresentante del governo britannico, Casement torna in patria e diventa un attivista della causa irlandese, fino al suo arresto e alla condanna. Come detto, il personaggio è formidabile, la sua biografia è appassionante, appaiono diverse figure di rilievo – fra le altre, il maggior poeta irlandese, Yeats – ma a mio avviso come romanzo non decolla. Non che Vargas Llosa non abbia scritto dei bellissimi romanzi, ma qui, forse proprio per l’impegno politico, mi sembra che non riesca a fondere bene le due parti di biografia e di narrazione. Mi costa dirlo, perché io apprezzo molto Vargas Llosa, e forse questo libro è la prima delusione che provo, ma credo che questo sia un romanzo in qualche modo incompiuto. Detto volgarmente: né carne né pesce.
A fronte di ciò, va detto anche che ci sono comunque aspetti apprezzabili. Dal punto di vista letterario, a me è piaciuto molto il rapporto fra il condannato e il suo carceriere, lo sheriff. Inizialmente quest’ultimo disprezza Roger, lo considera un traditore e si dichiara felice del fatto che finirà sulla forca; poi, poco a poco, vengono fuori gli aspetti umani e la relazione assume caratteri profondi e commoventi. E in ogni caso la biografia di Roger Casement è veramente affascinante, e chiunque sia interessato alla storia dell’Africa – e dell’Irlanda – nel periodo a cavallo fra ‘800 e ‘900 potrà leggere senz’altro con piacere Il sogno del celta.
P.S. scusate la mia solita pignoleria, ma certa sciatteria da parte di editori rinomati grida davvero vendetta. In quarta di copertina si parla di ” Un’avventura che inizia in Congo nel 1903… ” In realtà, Casement arriva in Congo nel 1884, altrimenti non avrebbe potuto passarci tutto quel tempo. L’equivoco nasce dal fatto che naturalmente chi scrive le quarte di copertina non ha il tempo di leggere i libri, e uno dei primi capitoli comincia così: ” Il viaggio del console britannico Roger Casement sul fiume Congo, cominciato il 5 giugno 1903… “. Faccio un appello agli scrittori: non usate mai la tecnica del flash-back, potreste trarre in inganno i poveri redattori!
Tiresia
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