Nel corso di una recente presentazione a Genova del nuovo (e bellissimo) libro di Andrea Casazza è intervenuto a sorpresa il Prof. Enrico Fenzi, apprezzato studioso di Dante e Petrarca, ma pù noto per essere stato, ai tempi, militante, poi disssociato, delle BR, e sono seguite le solite polemiche di rito a cui oggi si associa anche il corrierone (confondendolo… con il cognato Senzani). Casazza nel suo libro ricostruisce, con minuziosa pazienza e documentata ricerca, non solo la storia della locale colonna delle BR ma più in generale la storia dei moti insurrezionali che in quegli anni attraversarono Genova, rivelandoci anche fatti che non erano noti neppure a chi, come me, pensava di avere più o meno letto tutto il leggibile su quel periodo storico del novecento italiano. Casazza, mediante la fedele trascrizione degli atti processuali, ci racconta gli esiti e le gravi manipolazioni di quel celebre blitz del maggio del 1979 che, pochi giorni dopo quello ancor più famoso del padovano Calogero, portò in carcere autonomi e non solo, con la falsa accusa di fare parte delle Brigate Rosse (tranne in un caso), e la cui generale assoluzione di primo grado fece dire al generale Dalla Chiesa, che quel blitz aveva ordinato, la celebre frase “l’ingiustiza che assolve”. A latere di quel processo tutto sbagliato come si vedrà, operava invece quella colonna genovese che, figlia di quei primi gruppi che alla fine degli anni sessanta dettero inizio alla lotta armata in Italia (è a Genova che si forma la banda 22 ottobre, ed è a Genova che il Prof. Faina darà vita ad Azione Rivoluzionaria, una organizzazione di matrice semi-anarchica), verrà annientata, dapprima con l’eccidio di VIa Fracchia del marzo 1980, e quindi con un successivo blitz di settembre ed il “pentimento”, sulle orme di Peci, dei militanti Bozzo e Cristiani. E’ un libro a tesi sia chiaro, come è giusto che sia , e la tesi è quella secondo la quale le Brigate Rosse, ma in generale la “nebulosa terroristica” dei tanti gruppi armati sorti successivamente al movimento del ’77 e dopo il fatto Moro, avrebbero stroncato la spinta innovativa e ricostruttiva delle pulsioni di quegli anni, scatenando una repressione micidiale, e così gettando le basi per il successivo trentennio buio del nostro paese dei Craxi e Berlusconi. Tesi anche ai tempi assai cara alla Autonomia Operaia di Toni Negri e respinta con forza al mittente da alcuni ex brigatisti tra cui Gallinari ma anche dal dissociato e pentito Fenzi nella prefazione al suo libro “Armi e bagagli”. E’ una tesi, quella degli ex autonomi (non tutti, per vero), che trova una “singolare” sponda proprio nei loro due principali nemici giurati di allora, ossia l’ex PCI, ovviamente direttamente colpito nei suoi intenti dal fatto Moro, e l’ex Ministro Cossiga, che in una intervista di qualche anno fa si attribuì la responsabilità di avere implementato la lotta armata clandestina “militarizzando le piazze nel 1977”. Sta di fatto che, condivisibile o meno la tesi, il libro di Casazza merita di essere letto da principio alla fine, perchè non è facile riuscire ancora oggi, nonostante siano passati quasi quarant’anni, a trovare testi scrupolosi e onesti che si pongono in modo neutro e oggettivo di fronte a quelli che si preferisce da sempre bollare come “anni di piombo” per non sapere, per non capire…
Davide Steccanella