IL Pubblico Ministero
Questo libro non vale un fico secco. Non è nemmeno un brutto libro. Semplicemente, non è un libro. Tanto per cominciare, non si capisce neanche se è un romanzo o una serie di racconti legati solo da alcuni personaggi comuni. A parte i due diciamo così principali – sui quali tornerò e avrò molto da dire! – gli altri personaggi appaiono e scompaiono come fantasmi, di loro non si sa nulla, ci fanno rimpiangere la servetta che entra in scena solo per annunciare che la cena è servita. Nessun approfondimento, non sappiamo che lavoro fanno e neppure il loro aspetto fisico. Di nessuno, ripeto nessuno, la signora Jansson si sforza di darci almeno qualche ragguaglio sul vestiario. Perché questo sforzo dovrebbe farlo il lettore, che in fondo paga fior di quattrini? Dovremmo capire tutto di loro solo dai gesti e dalle poche battute che l’autrice mette loro in bocca? Francamente, mi sembra pretendere un po’ troppo dal povero lettore. E soprattutto, in questo non-libro non succede niente. Il lettore ha diritto di trovare una storia, un inizio, una fine, dei colpi di scena; qui non trova nulla di tutto ciò.