Henning Mankell “La mano”

mankellGli eroi  dei fumetti non invecchiano mai, e anche quelli di molti libri. Quando invece si fa la scelta di ancorare le proprie storie al tempo reale si può meglio descrivere la società presente, e approfittare per darne un quadro molto critico. Però il proprio eroe invecchia. E se per di più nel primo libro della serie era già un uomo di mezza età, dopo dieci libri e diciotto anni è inevitabile che lo si debba mandare in pensione.

E’ quello che ha fatto Mankell col suo indimenticabile commissario Wallander, gettando nello sconforto milioni di appassionati in tutto il mondo quando, nel 2009, apparve l’ultimo libro della serie. Se avete letto e apprezzato lo Stieg Larsson della trilogia del Millennium, vi assicuro che Mankell è molto meglio. E non importa se non vi piacciono i gialli, i suoi libri si leggono per le atmosfere cariche di drammi esistenziali, per la descrizione di una società svedese certamente agiata e civile, ma con dei problemi che molti fanno finta di non vedere, per i personaggi ricchi di umanità, a cominciare dall’anti-eroe Wallander ( impersonato dal bravissimo Kenneth Branagh in alcune trasposizioni cinematografiche e televisive ) e, non ultimo, anche per i plot ben costruiti.

Mankell ha più volte ribadito di non voler ” resuscitare ” Wallander, ma gli orfani del commissario svedese possono almeno consolarsi con questo breve romanzo che era stato scritto nel 2002 in occasione di un premio letterario olandese, e che viene pubblicato soltanto adesso.

Naturalmente in questo piccolo libro non può esserci tutto quello che si trova nei libri della serie vera e propria, tutti di dimensioni piuttosto ampie: qui la trama è ridotta all’osso, molti dei personaggi di contorno non appaiono, il rapporto problematico coi colleghi e con la figlia è solo accennato, mancano quei momenti così caratteristici fatti di interminabili riunioni, litri di caffè e notti insonni. Però è sufficiente per dare almeno un assaggio di quelle atmosfere che Mankell sa creare così bene. Anche questo, come del resto tutti gli altri libri, pur facendo parte di una serie, sta completamente in piedi da solo e da solo può essere letto. Può quindi essere un modo per conoscere un personaggio, nato ormai più di venti anni fa, che ha giustamente appassionato lettori di tutto il mondo.

A Wallander poche cose nella vita vanno bene; in questa storia, quando finalmente si decide a comprare una casa con giardino, suo sogno da anni, trova una mano che spunta fuori dal terreno! La morte risale a 60 anni prima, ai tempi della guerra, gli indizi sono labilissimi, per di più in Svezia c’è la prescrizione, anche per gli omicidi, dopo 25 anni. Ma lui non si arrende, e comincia ad indagare. Wallander non ha l’acume di Sherlock Holmes o la grinta di Dashiell Hammett, ha solo un’incredibile tenacia e – ancor più importante – un fortissimo senso della giustizia. Quello che lo rende affascinante è che ha questo incrollabile senso della giustizia ma non è l’eroe che sa sempre quel che è giusto e quel che è sbagliato, riesce ad avere il senso della giustizia pur fra tutti i dubbi su cosa sia veramente giusto. Anti-eroe o, se vogliamo, un eroe da tragedia greca.

Traddles

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