Melania G. Mazzucco “Limbo”

Mazzucco-LimboNon avevo letto nulla di questa autrice, ne ho sentito parlare bene (ma non da un asinista ahimè) e ho incautamente acquistato questo “Limbo”… anche perché la protagonista era reduce dalla guerra in Afghanistan ed io, avendo da poco terminato la bella, e coinvolgente lettura de “Il corpo umano di Paolo Giordano, mi aspettavo qualcosa di altrettanto interessante.

Nulla di tutto questo, delusione completa… Per quel che mi riguarda, il commento a questo libro potrebbe limitarsi a quello che disse Fantozzi a proposito della Corazzata Potemkin… Una galleria di personaggi senza spessore, dialoghi schematici incapaci di suscitare qualsiasi emozione, dove la banalità e il fastidio derivante da questa scrittura piatta sono le uniche sensazioni che ho provato…

Va beh, confesso che sono arrivato solo a pag. 116 prima di abbandonare, può darsi che nelle restanti 356 qualcosa di buono ci fosse, ma ho seri dubbi in proposito. Ho invece il fondato sospetto che questo romanzo abbia vinto o abbia buone possibilità di vincere il Premio Strega (nell’accezione di Poronga naturalmente).

La cosa ancora più sorprendente è che, nella nota finale, la Mazzucco cita una dozzina di testi sul conflitto afghano che a suo dire “le sono state molto utili”. Io però, almeno nelle 116 pagine che ho letto non ho trovato praticamente nulla di nuovo rispetto alle cronache riportate nei principali mezzi di informazione di massa (Bah!)

Silver 3

1 thoughts on “Melania G. Mazzucco “Limbo”

  1. io Limbo l’ho amato molto. ne ho parlato su queste pagine diverso tempo fa in risposta a davide che scriveva de ‘La lunga attesa dell’angelo’ . l’ho trovato “magistrale.un libro dallo stile scarno, trattenuto, ma intensissimo. una storia di dolore e solitudine che finisce per essere un grandioso inno alla vita”.
    convengo, però, che non è un libro in cui è facile “entrare”. le prime pagine narrano il ritorno di una soldatessa italiana gravemente ferita in un attentato in Afghanistan nel quale sono morti tutti i suoi compagni. sono pagine di un annichilito ritorno alla vita (in una Ladispoli d’inverno deserta e inquietante come un quadro di De Chirico). non c’è nulla se non grigiore e disperazione, vuoto, afasia.
    “ma Limbo è un libro che avvince, e convince, per l’intensità di uno stile lucido, scarno, pulito, nitido come un’alba.” e la sua forza sta tutta nella potenza dirompente dell’alba. la vita che, noi lo si voglia o no, ogni volta si accende di nuovo, pian piano, anche quando le tenebre ci sembravano avere spento ogni fiammella di luce, tuffandoci in un buio denso e viscoso che pensavamo non avrebbe mai avuto fine.
    anch’io l’avevo comperato quasi per caso, dopo avere sentito un’intervista della mazzucco alla radio, a Fahrenheit.
    poi, dopo aver letto le parole di davide, ho letto anche La lunga attesa dell’angelo, che mi ha sorpreso perché è tutto il contrario di Limbo. un libro febbrile, gonfio, tormentoso, colorato dagli “sfrontati rossi che accendono i giorni del tramonto di Tintoretto”. dei due, però, ho amato di più Limbo, così misurato, eppure così ribollente di vita.

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