Dall’autore di capolavori come “La promessa” o “La panne” o di comunque notevoli opere come “La morte della Pizia”, o “Grego cerca greca”, mi sarei aspettato molto di più. E invece i primi cinque o sei racconti (“La salsiccia”, “Il figlio”, “Il vecchio” ecc.) , scritti fra il 1945 e il 1947, che aprono questa raccolta, li ho trovati quasi illeggibili: macabri, oscuri, pesantissimi. E li ho lasciati perdere.
Poronga