Franz Werfel: “ Bernadette “

warficona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-mezzoasinoIo sono felicemente ateo, e cercherò quindi di non ferire i sentimenti religiosi di nessuno. Apparentemente dunque non dovrebbe interessarmi un libro sulle presunte apparizioni della Madonna scritto – peraltro da uno scrittore ebreo – per adempiere ad un voto. Eppure … quando questa storia è narrata da un grande scrittore, il risultato può essere un grande libro. Werfel, già fuggito dall’Austria, fugge dalla Francia occupata dai nazisti e, nel tentativo di arrivare in Spagna, trova rifugio per diverse settimane nella cittadina di Lourdes, la cui storia gli è del tutto sconosciuta. Giunto in America, adempie subito al suo voto, e lo fa con sensibilità di poeta che avverte il senso religioso in un’epoca oscura in cui tutti i valori vengono negati. Il risultato è questo poema in forma di romanzo – meglio il titolo originale, Il canto di Bernadette – che non so se piace ai cattolici, ma certamente è alta letteratura.

Nella prefazione, Werfel assicura di aver riferito soltanto i fatti di cui è venuto a conoscenza, ma naturalmente il suo non è lo sguardo di un bigotto, e a distanza di 80 anni gli unici fatti certi sono le reazioni dei contemporanei. Sarà che lui è ebreo – o che io non sono credente – ma il suo mi è sembrato lo sguardo disincantato di chi osserva un fenomeno sociale che poco ha a che fare con la religiosità come da lui intesa. Grande attenzione è data alle reazioni delle autorità civili e religiose che si trovano fra i piedi questa patata bollente e non sanno come gestirla, se non pensando a interessi terreni. Vengono descritte lucidamente l’ipocrisia, la paura di turbare equilibri e interessi costituiti, la ragion di Stato. E tutto ciò con una buona dose di umorismo, che già per questo fa del libro un’analisi tutt’altro che agiografica. Molte sono le figure meschine da ambo le parti, con poche eccezioni. C’è anche un gruppetto di liberi pensatori, giacobini e massoni, che si riuniscono secondo tradizione in un caffè. Vorrebbero cogliere l’occasione per affermare i valori laici e illuministi, ma anche loro sono colti di sorpresa dalla reazione popolare, e restano un po’ smarriti.

A mano a mano che il fenomeno cresce, se ne devono occupare autorità di grado sempre più elevato. Si arriva così persino all’imperatore francese Napoleone III e alla sua insopportabile moglie ( sempre sia lodato Cavour per aver contribuito, nel fare l’unità d’Italia, a metterle – almeno – un bel paio di corna … ). Come Werfel prima di arrivarci, anche io non so nulla della storia di Lourdes e quindi non so e non mi importa di valutare l’attendibilità storica dei fatti e personaggi del libro ( in un solo caso ho cercato notizie su Google, ma ne parlerò nel poscritto ). Il mio giudizio è puramente centrato sull’aspetto letterario. E da questo punto di vista i personaggi sono veramente ben descritti, con i loro pochi pregi e le loro numerose debolezze e viltà.

Ho lasciato per ultima la protagonista, per la quale Werfel prova evidente simpatia e la descrive come un personaggio genuino, incapace di mentire. Naturalmente, le visioni possono avere altre spiegazioni da quella religiosa, e del resto lei non dice mai di aver visto la Madonna, ma una “ Signora “. Bernadette alla fine risulta simpatica per la dignità e il distacco con cui affronta la situazione. Cerca in tutti i modi di mantenere alla sua esperienza il carattere di un fatto privato, e questo la rende più vicina alla sensibilità, anche religiosa, di oggi piuttosto che a quella di un secolo e mezzo fa. Ai numerosi interrogatori cui viene sottoposta da autorità civili e religiose risponde sempre con candore, ma anche con un sottofondo di astuzia ingenua che ricorda il buon soldato Sc’vèik. Quando ha ormai lasciato Lourdes e si è ritirata in un convento, le dicono che la sua casa – una misera stamberga malsana di una sola stanza ricavata in una vecchia prigione – è meta di pellegrinaggio, resta sgomenta e dice candidamente che era un posto sudicio; e allo stesso modo reagisce sapendo che le sue immagini vengono vendute ai fedeli. Ciò nonostante le autorità religiose, pur avendo accettato più o meno volentieri la vox populi e avendone tratto profitto, la tormentano fin sul letto di morte per cercare di farle ammettere che forse non è poi così sicura delle sue visioni.

Come in ogni buona tragedia, c’è anche la deuteragonista, personaggio molto interessante. Suora di ottima famiglia e istruita, comincia a tormentare Bernadette quando è sua maestra, per poi ritrovarla anni dopo, giovane novizia ma già famosa, e umiliarla davanti alle altre suore accogliendola con queste parole: “ un essere pigro, distratto, indifferente, che non ha il minimo interesse per le verità della religione, che ha imparato a leggere e scrivere alla peggio, e non ha fatto che andare a zig-zag attraverso la vita come una tarma “. Come tutti i personaggi complessi, non è solo negativa: è certamente rosa dall’invidia, ma alla fine. complice anche il comune servizio da infermiere nella guerra franco-prussiana, capisce la statura morale superiore di Bernadette, che oltretutto continua a portarle rispetto e affetto, il che la imbarazza ma alla fine la conquista.

E sempre alla fine, dopo oltre 500 pagine, anche il vostro ottuso recensore ha capito. Werfel il voto non l’aveva fatto al Dio degli Ebrei o al Dio dei Cristiani, e tanto meno alla Madonna di Lourdes. L’aveva fatto a Calliope.

P.S. Devo confessare la mia vergognosa impreparazione in materie ecclesiastiche. Per una buona metà del libro continuavo ad avere in mente un pensiero: va bene Bernadette, ma quando diavolo è che arrivano gli altri due pastorelli? Alla fine ho avuto una “ illuminazione “ e ho cercato su Google, scoprendo così che i tre pastorelli non erano a Lourdes, ma a Fatima. E con questo, per fortuna che sono ateo, perché se mai esistesse l’Inferno, vi sarei certamente destinato.

Traddles

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