Barbara Balzerani “L’ho sempre saputo”

bal“La donna raccontava e io scoprivo”.

Una fiaba moderna che narra l’incontro immaginario tra due detenute.

Un incontro folgorante nello squallore di una cella tra due donne “nate su sponde opposte del mediterraneo” e che restano entrambe travolte dall’emersione di una “memoria che porta impresse altre modalità di esistenza”. Quella della “lenta storia millenaria prima della grande corsa” che si fa largo in modo del tutto inaspettato durante la gravidanza di una delle due, quella che è “a suo modo una donna in affari, capace di agire nel mercato globale tra i più remunerativi”. L’altra, cui invece era capitato di “vivere un tempo per giovani, donne, vecchi e malandati, tutti insieme e nessuno escluso”, dovrà scoprire l’inservibilità di una critica razionale ai modelli sociali ridotta “al solo aspetto economico” e quanto siano immiserite anche “le conquiste del pensiero che avevano liberato dagli assoluti della religione” dalla forza distruttrice di una “segregazione in confini angusti di un orizzonte breve”.

Entrambe usciranno da quest’esperienza profondamente cambiate nell’apprendere che il colonialismo seduttivo era riuscito solo ad occultare ma non a cancellare “un diverso codice genetico che seguiva altre leggi” dal quale difendersi “con sbarre d’acciaio per mostrare ai figli la propria superiorità evolutiva” come si fa con i gorilla nella gabbia di uno zoo.

Quella nata sulla riva occidentale del mediterraneo sarà messa di fronte agli inganni di “un’infelice modernità basata sull’ottimistica fiducia nel progresso, immiserita nella triste parzialità di un individualismo indifferente, impermeabile e ingabbiato in una rete di conoscenza simulata indotta dai padroni della connessione informatica”.

Quella nata dove “ le disuguaglianze non lasciano scampo e la differenza di passo trasforma la povertà in miseria” si sentirà rispondere dalla figlia nata molto lontano dal suo villaggio d’origine che nessuno aveva dovuto insegnarle quell’antico dialetto perché “l’aveva sempre saputo”. Esattamente come quell’anziana Caterina che non aveva studiato ma che “da che parte stare”, aveva detto in dialetto genovese, “l’aveva sempre saputo”.

“Ma non sarà che in ogni latitudine si vivano le necessità secondo un modello, una cultura che non è mai l’unica possibile ?“ si chiede l’autrice. Potrà mai essere, la soddisfazione dei bisogni materiali, “la sola ragione per la quale gli umani abbiano scelto di vivere insieme” ? E quale società può vivere a lungo “animata solo da egoismi individuali contrapposti” ? Con questo sesto libro Barbara Balzerani ci lascia un tema di riflessione diverso dai precedenti. Solo la conoscenza di altre modalità di esistenza è in grado di farci percepire fino in fondo “quanto abbiamo disimparato a saper stare sulla terra senza distruggerla e distruggerci in nome di qualcosa che abbiamo chiamato progresso.” .

Davide Steccanella

 

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