Gad Lerner “Gaza”

Gad Lerner è innanzitutto un profondo conoscitore del Medio Oriente, del quale si occupa da una vita; è anche una persona onesta intellettualmente e del tutto priva di pregiudizi, oltreché di grande intelligenza. E’ un uomo giusto.

Utilizza tali sue qualità in questo libro, nel quale descrive la tragedia del conflitto fra un popolo odiato e un popolo oppresso; il tutto nel crogiolo di un crescente fanatismo, prima di tutto religioso, “che si è diffuso come una pianta infestante anche dove meno te lo aspettavi, nella giovane società israeliana, e che non è solamente frutto di una distorsione della fede religiosa. Accomuna, con la sua ossessione per la difesa della identità, laici e credenti“.

Le minacce ricorrenti dell’antisemitismo vecchio e nuovo, gli attentati, l’odio crescente per Israele… hanno indotto le Comunità israeliane ad asserragliarsi.… Si è ridimensionato il ruolo delle personalità laiche e antifasciste dell’ebraismo italiano che l’aveva contraddistinto dopo la seconda guerra mondiale. È emerso, per reagire alla situazione di isolamento, un forte bisogno di esprimere in forme nuove la propria identità“.

In questo contesto si è rafforzato l’antico sentimento per cui “possiamo solo contare sulla nostra forza“.

Dall’altra parte c’è Hamas, “una serpe in seno nata e cresciuta fra i palestinesi, capace di esaltarli mentre li conduce alla rovina. Fin dal suo nome, che letteralmente significa “Movimento di resistenza islamico”, Hamas vincola e subordina la riscossa nazionale palestinese a un progetto religioso. Santifica  la lotta armata come strumento di allargamento dell’influenza mondiale dell’Islam. Per giustificare le sofferenze imposte alla propria gente nello scontro impari contro il nemico sionista, teorizza la scelta del martirio, proposta ai giovani come destino augurabile”.

Non bisogna d’altra parte dimenticare che “la serpe in seno nata e cresciuta fra i palestinesi, Hamas, è al tempo stesso una creatura allevata e irrobustita dalla destra israeliana“.

Gaza è di fatto “una prigione a cielo aperto“, dove “su 2,3 milioni di palestinesi ritrovatisi a vivere a Gaza, per lo più profughi dal 1948 in poi, almeno una generazione non ha mai avuto il permesso di uscire da quel territorio sigillato“.

Se quanto sopra riportato, che è una piccola parte della miniera di informazioni e riflessioni tanto lucide quanto dolorose contenute in questo libro, non vi ha fatto venire voglia di leggerlo, allora lasciate perdere.

Secondo me si tratta di un libro straordinario, scritto da una persona seria che fa della pace e della tolleranza il suo credo, e che soprattutto consente di capire appieno la tragedia che si sta verificando, senza rinunciare a difendere strenuamente quella che Lerner definisce allo stato “una utopia” -i due Stati per i due popoli- nella quale non bisogna stancarsi neppure per un attimo di credere, come lui fa.

Poronga

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