Veramente carino (va bene, il termine è orrendo ma non ne trovo un più appropriato).
Soares trasferisce Holmes in Brasile, a Rio, e lo rende protagonista di una storia curiosa, un po’ macabra e un po’ scherzosa, di cui alla fine il nostro eroe (che io nell’unico romanzo di Doyle che ho letto ha trovato insopportabilmente presuntuoso e saccente) non capisce un tubo, tornandosene a casa con lo Stradivari senza corde (tutte utilizzate quale “ornamento” delle vittime) che il killer gli ha lasciato quale irridente ricordo. Continua a leggere