Nel 1891 Selma Lagerlöf scrive una saga nordica: quella di Gösta Berling, un ex prete tale divenuto per la sua passione per il bere, bello, intrepido ed avventuroso. Con lui i suoi compagni, i Cavalieri di Ekeby, “gli allegri, gli spensierati, gli eternamente giovani”.
Ci si aspetterebbe un romanzo dal ritmo indiavolato; personalmente l’ho invece trovato noiosissimo, imprigionato in una prosa aulica, verbosa, ripetitiva, che prende il posto degli eventi, che accadono con esasperante lentezza.