Siamo negli anni ’30 e tutto parte dall’acquisto all’asta di un prezioso violino fatto dal narratore in quel di Vienna. La sera stessa egli si trova alle prese con un luciferino violinista ambulante dalla prodigiosa abilità che ne cattura l’attenzione, raccontandogli la sua avventurosa e fosca vita di musicista, fino alla agnizione finale, che chiude il romanzo.
Sono coinvolti anche il tema dell’amicizia e addirittura dell’immortalità. E intanto incombono i venti del nazismo.
M. ce la mette tutta, ma l’impressione è quella di un eccesso di ingredienti cui risponde una certa scarsità di ispirazione.
A essere cattivi si potrebbe supporre che, dopo il meritato successo de “La variante di Luneburg”, che ha ricevuto diversi commenti favorevoli sull’Asino, si sia voluto “battere il ferro finché è caldo”, ricalcandone le atmosfere e sostituendo al tema degli scacchi quello della musica; ma il risultato è un romanzo grave, verboso, tutto sommato malriuscito.
Poronga