Allan Karlsson, nonostante i 100 anni appena compiuti, salta dalla finestra del ricovero per anziani nel quale soggiorna e saluta la non gradita compagnia, in particolare una inserviente-virago che proprio non sopporta.
Stanti queste premesse il realismo non è certo cosa che ci si possa aspettare da questo libro; occorre quindi abbandonarsi fiduciosi alla sbrigliata fantasia di J. J.
L’arzillo vecchietto comincia col rubare a un antipaticissimo giovinastro un valigione che poi scopre essere pieno zeppo di banconote di grosso taglio. Incontra quindi alcuni originali personaggi, fra cui un elefante, con i quali condivide il malloppo e una serie di avventure, fondamentalmente per sottrarsi alle sgrinfie della banda di malviventi che rivuole indietro il denaro. Le alterne vicende mettono a dura prova Allan (“Non ho più novant’anni”, dice a un certo punto), ma tutto finisce bene, con la allegra e variopinta compagnia che se la godrà per un pezzo, grazie anche alla sfacciata fortuna che ha accompagnato Allan nel corso di tutta la sua vita.
Qui c’è la trovata migliore del romanzo, che intreccia la vicenda di cui sopra con le avventure di Allan. Scopriamo così che la vita di quello che all’inizio sembra un patetico e strambo vecchietto è stata strabiliante. Tutto parte dalla sua passione per gli esplosivi, che lo fa saltare in aria con tutta la sua casa, cosa della quale esce miracolosamente illeso, ma che gli procura una competenza che lo porta dapprima a utilizzare le sue doti nel corso della guerra civile in Spagna dove, pur facendo attentati dinamitardi per conto dei Repubblicani, intreccia una casuale amicizia con il generale Franco. Ripara poi negli Stati Uniti, dove collabora in modo determinante all’allestimento della bomba atomica, diventando amico di Truman. Segue poi una fuga a piedi per l’Himalaya, eccetera eccetera. Non dico altro per non rovinare il piacere della lettura, salvo che nel corso delle sue vicende Allan salva Churchill da un attentato dinamitardo, conosce Stalin (cui dice impunemente di tagliarsi i baffi), Mao Tse Tung, il fratello tonto di Einstein, lavora per la CIA, viene rinchiuso in un Gulag dal quale riesce a scappare facendo saltare in aria Vladivostok nel 1953 (cosa che effettivamente accadde anche se ovviamente per altri motivi). Insomma, ci troviamo al cospetto di una specie di Forrest Gump svedese moltiplicato al cubo, ma molto più intelligente, anche se del tutto alieno da politica e ideologia che lo annoiano profondamente. Non mancano abbondanti libagioni.
Il libro è divertente e fantasioso, anche perché innesta la storia di Allan in vicende effettivamente avvenute. Secondo me ha anche il merito, non so quanto volontario, di costituire una specie di monito alla sufficienza con la quale spesso trattiamo le persone vecchie o vecchissime, senza nulla sapere della loro vita.
Il difetto è una eccessiva lunghezza (1/4 in meno non avrebbe tolto nulla aggiungendo ulteriore ritmo, che peraltro non manca), e un finale che si vorrebbe spiritoso e rutilante, ma che non raggiunge appieno l’obiettivo.
Best seller in Svezia per oltre un anno.
Poronga
Sinceramente lo ho trovato piuttosto banale, a volte sembra che voglia fare ridere per forza…