Gurganus è veramente un autore notevole. Dopo il bello e insolito “Non abbiate paura”, già commentato, ho ora letto questo libro che si compone di otto racconti medio-lunghi, di cui non saprei indicare il migliore, essendo tutti di livello ottimo, per non dire proprio eccellente.
Sono tutte storie di gente piccola, normale e no, che vive in una immaginaria cittadina del North Carolina -le profonda provincia americana, quindi- e che G. narra con contenuta quanto autentica partecipazione.
Sorprendente è la varietà delle storie, narrate con la massima naturalezza anche quando sono alquanto scabrose, come la necrofilia de “Il becchino confessa”; ma ci sono anche il ritratto di un coraggioso e intraprendente medico alle prese con una epidemia di colera nella provincia americana di fine ‘800, fatto a partire dall’accidentale ritrovamento di un quadro che lo ritrae (“Un bravo medico di campagna”); la storia di un oscuro travet che non sa fare a meno del proprio lavoro (“È in ufficio”); la pazzesca vicenda di un bambino che galleggia in aria sollevato da un tornado (“Volo senz’ali”); il racconto che lascia con il fiato sospeso di un cane amatissimo che si tuffa nel mare in burrasca per recuperare un legno che incautamente il suo padrone ha gettato (“Prendi”); il ritratto di una intrepida e un po’ patetica anziana signora al lavoro come guida turistica (“Visita guidata deluxe ai luoghi storici di Falls”, di grande finezza e abilità letteraria: forse il mio preferito); il racconto di una inondazione (“Quattro metri d’acqua in casa”); la strampalata storia di un rettilario che viene improvvisamente impiantato di fronte a un motel gestito da una matura signora, che viene travolta dalla variopinta compagnia che si insedia con esso, e soprattutto dal suo irresistibile proprietario (“Il mio cuore è un serraglio”).
Lo sguardo affettuoso e asciutto di un autore veramente particolare e di grandi capacità, che vale senz’altro la pena leggere.
Poronga