Nel 1891 Selma Lagerlöf scrive una saga nordica: quella di Gösta Berling, un ex prete tale divenuto per la sua passione per il bere, bello, intrepido ed avventuroso. Con lui i suoi compagni, i Cavalieri di Ekeby, “gli allegri, gli spensierati, gli eternamente giovani”.
Ci si aspetterebbe un romanzo dal ritmo indiavolato; personalmente l’ho invece trovato noiosissimo, imprigionato in una prosa aulica, verbosa, ripetitiva, che prende il posto degli eventi, che accadono con esasperante lentezza.
Dopo 140 pagine mi sono arreso. Eppure nel 1909 SL riceverà il Nobel, principalmente per questo acclamato romanzo.
Per me comunque una vera delusione, dopo il notevolissimo “La leggenda della rosa di Natale”, già recensito.
Poronga