Abdulrazak Gurnah “Paradiso”

Premio Nobel letteratura 2021 a Gurnah. Mai sentito. D’altra parte quanti saranno gli autori di splendidi libri che non ho mai sentito nominare? E poi un Nobel è un Nobel (errore).

Quindi proviamo con questo romanzo, indicato come una delle sue opere migliori.

Primi del ‘900 nel cuore dell’Africa. Yusuf, dodicenne, viene dato in pegno a garanzia del debiti del padre ad Aziz, un facoltoso mercante dalla imperturbabile e magnetica serenità. Qui incontra Kahlil, di poco più grande, che ha avuto la sua stessa sorte e col quale nasce una amicizia dominata dal ruvido carattere di quest’ultimo. A un certo punto Aziz decide di portarlo con sé in un viaggio d’affari che si rivela alquanto periglioso, e nel corso del quale Yusuf apprende l’esistenza di un modo violento e dominato dalla superstizione, oltre che dal sanguinoso colonialismo europeo (che tuttavia rimane nello sfondo e ai margini del romanzo). Ritornato, viene concupito dalla prima moglie di Aziz (egli è un ragazzo bellissimo) e si innamora della sorella di Kahil, ma si tratta di un amore impossibile.

Al termine di tutto ciò Yusuf prende coscienza che nella sua vita “non aveva mai fatto nulla di cui vergognarsi; di vergognoso c’era solo il modo in cui lo avevano costretto a vivere, lui e tutti gli altri. I loro intrighi, i loro odi, la loro avidità rancorosa avevano trasformato i valori più elementari in moneta di scambio, oggetto di baratto“.

A me tuttavia è parso che vi sia un notevole salto fra lo sviluppo del romanzo e questo epilogo, così come per il finale, precipitoso e slegato dal resto. In conclusione, un libro involuto, dalla struttura narrativa traballante, e privo di pregi.

Comincio a convincermi che i signori del Nobel da un po’ di tempo in qua facciano i fenomeni per sorprendere ad ogni costo, in tal modo svilendo il premio letterario più importante del mondo. Speriamo che la smettano.

Poronga

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