Tre giovani buontemponi e nullafacenti iniziano un viaggio in barca sul Tamigi, accompagnati da un cagnolino. Jerome ne narra le piccole avventure e disavventure, divagando con altri episodi umoristici.
Mi sono decisamente annoiato: fra continue bevute e mangiate il racconto mi è sembrato piatto e banale, e condito dal classico “spirito di patate”. Anche l’episodio che poi ho appreso essere il più famoso del libro, ossia la descrizione dei disastri combinati da uno zio tanto saccente quanto maldestro per appendere un quadro (storto), non l’avrei neppure notato.
Resta per me è un vero mistero come questo romanzo, che ho trovato così modesto, e che ho chiuso senza rimpianti dopo una cinquantina di pagine, sia diventato se non uno dei classici della letteratura mondiale, certamente uno dei libri più famosi e di successo.
Poronga
Ricordo di averne terminato la lettura con un certo amaro in bocca