Adur Ava Olafsdottir “Miss Islanda”

Hekla Gottskàlksdòttir è una ragazza islandese cui il padre, appassionato vulcanologo, ha dato il nome di un vulcano. Hekla però non ha affatto un carattere vulcanico. È anzi una ragazza calma e riflessiva, anche se decisamente fuori dell’ordinario. Appare nel corso di un viaggio in corriera, che la porta verso Reykjavik, intenta a leggere l’ “Ulisse” di Joyce aiutandosi con un dizionario di inglese; suppongo una faticaccia immane, che peraltro non  la distoglie in alcun modo dalla lettura, che continuerà lungo il corso di tutto il romanzo.

Un suo vicino di posto le chiede se vuole partecipare al concorso per Miss Islanda (Hekla è bellissima, ma la cosa non sembra importarle granché), ma la ragazza non ci pensa nemmeno, dal momento che le interessa tutt’altro, ossia scrivere, cosa di cui avverte una urgenza talora irresistibile (“Mi sovviene una frase e poi un’altra, mi sovviene un’immagine, è un’intera pagina, è un intero capitolo, e si dibatte nella mia testa come una foca nella rete, con lo sguardo cerco di fissare la luna attraverso la finestra dell’abbaino, prego che le frasi se ne vadano, prego che le frasi rimangano ,ho bisogno di alzarmi per scrivere, per non farle scomparire “.

La ragazza ha un amore impossibile per un suo coetaneo omosessuale di nome Jòn John, che chiama “il mio marinaio “, e che anziché dedicarsi al suo lavoro preferito -è un abilissimo sarto autodidatta- è costretto a guadagnarsi la vita in mare imbarcato su navi che cacciano merluzzi, dove conduce una esistenza durissima e che lo uccide (“Sono un ospite, su questa terra. Sono nato per un incidente non ero in programma. A volte sono così stanco, Hekla, di esistere…“).

Un altro personaggio del romanzo è il ragazzo di Heckla, che lei chiama il “il poeta”, frustrato dal dover constatare di avere un talento letterario infinitamente inferiore rispetto alla ragazza, che ha con lui un legame molto distratto e destinato a esaurirsi.

Più o meno è tutto qui. Eppure si tratta di un libro, che O. ambienta nel 1963 senza alcuna particolare ragione apparente (almeno lei non la spiega), che vale senz’altro la pena di leggere, appartenendo al fascino strano e misterioso di questa particolare autrice, che sembra un po’ una Alice Munro dei ghiacci. E scusate se è poco.

Poronga

1 thoughts on “Adur Ava Olafsdottir “Miss Islanda”

  1. Io, che amo molto Olafsdottir, non sono andata oltre le prime cinquanta pagine. Non leggo molto di questi tempi, ammetto. Nulla mi prende. Se non la estrema bizzarria di un libro come L’amico fedele, ad esempio, che sto leggendo ora per puro interesse di vedere dove andrà a parare. Non é granché, comprendo. Ma riguardo ai libri, spesso, non si é padroni del proprio cammino.

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