Mi resta di questo libro solo un interrogativo: come diavolo ho fatto a comprarlo.
La protagonista è una top model (ahi). Mentre torna in aereo da una sfilata, una corpulenta signora, dopo essersi scolata quattro o cinque gin tonic guarniti “con una fettina di cetriolo“, la avverte che qualcuno vuole ucciderla (boh). L’aereo entra a quel punto in una turbolenza e tutti sono convinti di morire. Per fortuna non succede nulla e, atterrata, la modella, ritira i suoi oggetti dalla capelliera e va incontro festante al suo amore, ma per non guastare l’atmosfera nulla gli dice dello scampato pericolo (boh, boh).
Costui è un giovane e assatanato artista incompreso (ahi, ahi) dai selvaggi appetiti sessuali (“mi guardava con la coda dell’occhio e diceva che aveva tanta voglia di stendermi in mezzo al grano e di sbattermi“: ahi, ahi, ahi).
Poco dopo la modella, durante una sfilata, rimane paralizzata sulla passerella (boh). Decide allora (boh) di andare dalla cicciona sensitiva, che vive in una stranissima casa-foresta piena di rami secchi (boh), per approfondire i motivi del suo vaticinio.
Ovviamente mi sono fermato qui; presumo comunque che la signora Sanchez voglia ricordarci che anche i ricchi piangono, modelle comprese.
Certo è che in poche pagine accumula una tale catasta di insensate banalità da lasciare senza fiato, così come senza fiato lasciano frasi quali “la campagna era incredibilmente verde e piena di fiori, margherite gigantesche, papaveri insanguinati“; “era un uomo sulla settantina che odorava come se fosse uscito da una cattedrale“, “il saggio Kas [un gatto: N.d.R.] mi ha insegnato a vedere nelle tenebre”. Vi sono anche preziose informazioni del tipo “gli artisti non hanno orari fissi“.
Questo libro ha ricevuto il Planeta, che premia il miglior romanzo dell’anno scritto in spagnolo. Vabbè.
Non zero teste d’asino, ma meno una.
Poronga