Primo Levi scrive la storia della propria vita attraverso una serie di analogie con gli elementi chimici, quasi volesse corteggiare una sorta di oggettivazione dell’umana esistenza.
Ma in realtà finisce quasi per accadere il contrario, ovvero sono gli elementi ad assumere sagome e movenze di creature dotate di umori, vitalità e propensioni, tanta é l’abilità di Levi nel portare a termine il compito che si é imposto. Il rigore, la precisione e la lucidità dello scienziato applicati con inamovibile franchezza e luminosa, inalterata moralità all’osservazione empirica del mondo e degli uomini scaturiscono in un racconto a tratti tragico e dolente ma più spesso imprevedibile e ironico.
L’occhio di Primo Levi é quello di chi ha conosciuto l’abisso piu nero in cui può sprofondare il cuore umano e ciò malgrado crede ancora nella vita e nella possibilità di rintracciarvi un senso intrinseco, un innegabile valore, un ordine ultimo.
“Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze, e le impurezze delle impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile. Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape”.
Un grande libro, di un nitore stilistico e di una grandezza umana raramente incontrati in letteratura .
la signora Nilsson