Margaret Mazzantini “Il catino di zinco”

mazzaicona-voto-asino2icona-voto-asino2icona-voto-mezzoasinoQuesto breve ma intenso romanzo ha un suo perché. La narratrice è la nipote della protagonista del romanzo, Nonna Antenora, un personaggio quasi primitivo e mitologico, la cui prorompente forza espande il racconto ad evocare non solo il marito, i figli, i nipoti, ma anche le storie dei suoi genitori e dei suoi nonni.

“Nonna” è una donna senza fronzoli, energica e sbrigativa, che in modo energico sbrigativo vive una vita normale, di normali grane e dolori privati: anche la guerra, in fondo, per lei e per la gente cui appartiene diventa un fatto privato, limitato agli effetti che essa produce sulla vita propria e dei propri cari.

Le varie storie ed episodi sono raccontati nell’essenza, con una attenzione che pare dedicata più allo stile che ai fatti raccontati. C’è indubbiamente una ricerca formale molto seria e dedita, talora forse un po’ troppo insistita, ma non infrequentemente con buoni esiti stilistici ed evocativi.

Peccato per il finale che inizia quando la fiera nonna, ormai ottantaseienne e sopravvissuta da tempo al “poromo” (suo marito), viene colta da malore al termine di una giornata di furibondo lavare di panni. La descrizione degli ultimi mesi in ospedale forse per non diventare banale perde la misura e si fa farraginosa e poco credibile.

Comunque, nel complesso, un libro più che discreto.

Poronga

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