Da quando ho conosciuto John Berger, non riesco quasi a leggere altro.
E dal momento che è stato autore prolifico, ed eterogeneo, si tratta di un viaggio variegato e complesso, quello tra i suoi scritti.
Ma sinora i racconti più belli mi sono parsi quelli della raccolta «Qui dove ci incontriamo», storie di incontri misteriosi, di conversazioni e passeggiate fuori dall’ordinario. Sì, perché di veri e propri viaggi nel regno dei morti stiamo parlando. Incontri con chi si è a lungo amato. E da tempo non c’è più.
Nelle pagine di questo libro il passato si fa presente e il nostro mondo diventa dimora di presenze che non scompariranno finché vivranno dentro di noi, che accogliamo nel nostro animo, nella nostra memoria e nella nostra immaginazione la possibilità della loro esistenza oltre l’esistere.
Perciò a Lisbona l’incontro con la madre scomparsa da anni, o il viaggio a Islington, a Londra, per rivedere l’amico che vive in una casa affollatissima di oggetti in cui ogni cosa respira del respiro della moglie morta da anni oppure, a Cracovia, la conversazione con l’amico, antico insegnante, cui deve l’amore per i libri e per il disegno.
Sono racconti scritti con il tono sciolto e informale del cantastorie, l’andatura regolare e tranquilla del camminatore di montagna, il passo tranquillo e determinato di chi si guarda intorno senza dimenticare mai che ha una meta, davanti.
E la meta è la vita. Un’esistenza vissuta senza escludere nulla, neanche la morte, che del vivere più di ogni altra cosa fa parte, e nella vita freme, si agita, affiora, dando ai nostri giorni profondità e senso.
la signora nilsson
Se desideri acquistare questo libro, puoi cliccare questo link: Qui, dove ci incontriamo
Con tutto il rispetto per la signora nilsson, cui devo ottime letture, questo libro poco l’ho capito e ancor meno mi ha lasciato.
Cara Nilsson, leggendo questo libro, ho avuto l’impressione che Berger sia un po’ poeta frettoloso.
Ci sono senz’altro spunti interessanti e molto belli, ma tutti un solo accennati: spunti che vorresti lui approfondisse, ma che lui abbandona improvvisamente.
D’accordo che si tratta di appunti di un viaggio tra il reale e l’immaginario, ma nel testo c’è materiale almeno per quattro libri. Avrei amato sapere di più di questi incontri e questi personaggi, che mi hanno talvolta affascinato, ma dei quali non ho saputo quasi niente… L’ho trovato un po’ superficiale…..o meglio, eccessivamente ermetico.
Che peccato… che peccato… che non vi sia piaciuto (a te, caro Maturin e al nostro Poronga) un libro che ho tanto amato.
Sì, a me Berger pare lirico, raffinato pensatore, scrittore immaginifico e uomo capace di trovare nella vita quotidiana associazioji di pensiero e emozione insolite e splendide. Leggerlo mi apre la mente, mi fa ‘vedere’… lo trovo grandissimo.
Mi spiace davvero che non vi sia piaciuto…