La scomparsa del fisico italiano che E. Fermi definì “un genio, di quelli che nascono una volta o due in un secolo..” è un argomento che ha coinvolto e sorpreso il mondo accademico e non negli anni ’30.
Sciascia, ne fa un racconto assolutamente interessante, per la narrazione della vita e delle relazioni del fisico con i suoi colleghi e con il mondo della ricerca in generale. Dopo averci indicato varie ipotesi e vari indizi riguardanti la scomparsa, alla fine lo scrittore ci suggerisce una sua ipotesi, piuttosto credibile.
Come si è detto M. era un genio (….lo stesso Fermi narra che quando lavoravano insieme, egli stava alla lavagna con un regolo in mano, mentre Majorana, passeggiava per la stanza con le mani in tasca e dopo un po’ diceva semplicemente che era pronto per confrontare i risultati…). Amava la scienza, ma diffidava dell’uomo. Sicuramente non pensava che gli uomini fossero buoni, o quantomeno, era convinto che accanto a degli uomini buoni, ve ne fossero moltissimi di perfidi (soprattutto quelli che detenevano il potere…). Il suo interesse per la fisica e la sua incredibile intuizione lo avevano portato a conoscere degli aspetti della materia che avrebbero potuto condurre (come in futuro si verificò) allo scatenarsi di forze così distruttive che nessun uomo fino a quel momento poteva immaginare.
Quando scomparse Majorana, i fisici erano ancora lontani dal “saper” come costruire la bomba atomica ed ancora più lontani dal “poterla” costruire, ma, semplicemente, non erano geni come lui e pertanto non avevano capito che si sarebbe potuti arrivare alla sua realizzazione in tempi così brevi.
Sciascia riflette molto sul comportamento dei fisici mondiali e fa una riflessione molto amara sulle scelte e il loro modo di viverle degli scienziati appartenenti al mondo libero, contrapposti a quelli che operavano sotto il giogo del nazismo.
Gli scienziati schiavi ( in testa a tutti il grandissimo Heisemberg, forse la persona che entrò più profondamente e intimamente in relazione con il fisico italiano, e che lo stimò profondamente), furono atterriti dalla prospettiva di una bomba atomica, furono spaventati e non la costruirono. Addirittura, nonostante le difficoltà di comunicazione attraverso il fronte, cercarono di far capire alla comunità scientifica internazionale, che la bomba non l’avrebbero fatta, mentre gli scienziati “liberi” ( primo fra tutto Oppenheimer…)vi si dedicarono anima e corpo e a cuor leggero, entusiasti del “progresso” a cui stavano contribuendo. E la bomba la fecero….
Solo alcuni, in seguito, ne sentirono smarrimento e terribile rimorso.
Riporto una citazione che mi sembra centrale: è una semplice e penosa constatazione. “si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi,gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà. Furono liberi coloro che non la fecero. Schiavi coloro che la fecero”.
Majorana senti che non poteva prendere parte a questo gioco.
Come ho detto amava la scienza, perché essa, anche se imperfetta e limitata, anche se sempre legata al singolo momento storico, è sempre l’unico modo che l’uomo ha per uscire dal pregiudizio, per staccarsi dal medioevo, per fuggire dalla superstizione, per conoscere un po’ di più, giorno per giorno il mondo che lo circonda. Ma l’uomo (e la storia ce lo dice) non è buono. L’uomo lasciato a se stesso è malvagio: ha bisogno di leggi, di paletti, di norme che lo costringano a vivere nel rispetto della comunità ( non tutti la pensano così, ma io tendo a farlo…) e pertanto ogni strumento nelle sue mani può diventare un arma, micidiale se la scienza glielo permette.
Majorana non ha voluto essere complice, perché pensava che lo scienziato non è libero e non è abbastanza potente per decidere di sua volontà. Lo scienziato è nelle mani dei governi: o si adegua o è meglio che scompaia.
Majorana, uno degli ultimi geni della fisica (paragonato da alcuni a Galileo e a Newton), lo ha fatto.
E Sciascia, da grande quale è, ce ne narra in modo impeccabile la drammatica vicenda.
Mr. Maturin
Solo per l’ amore che ho per Sciascia mi permetto di osservare che in questo caso il grande scrittore ha preso una cantonata. Ovviamente sul piano letterario il libro ha comunque valore, ma sul piano dell’indagine mi spiace di dover dire che Sciascia ha preso una strada sbagliata. Ricordo che ai tempi ci fu un’aspra polemica con Amaldi – io mi affido alla mia memoria biologica, ma chi è interessato potrà trovare tutto ciò che vuole nelle memorie elettroniche – nella quale le ragioni erano molto più dalla parte dello scienziato che dello scrittore. Almeno questo è quello che direbbe qualunque fisico italiano e non ( un illustre rappresentante dei quali, grande ammiratore di Sciascia, ho incontrato proprio ad una riunione dell’Associazione Amici di Sciascia e mi ha ribadito quanto sopra ). E la cosa è ancor più avvalorata da informazioni successive, di cui Sciascia non poteva essere a conoscenza e che forse gli avrebbero fatto cambiare opinione. Lo dico senza volontà di polemica, in spirito illuminista. Lo spirito di Sciascia.
Caro Tiresia, sempre per spirito illuminista, mi permetto di fare osservare una questione a riguardo.
Come indica una nota del libro di Sciascia, Edoardo Amaldi ha preso posizione nei confronti dello scrittore in un articolo apparso sull’Esprssso il 5 ottobre 1975: “Egli ha designato l’ipotesi di Sciascia, che Majorana potesse aver presagito la forza distruttrice dell’energia atomica-cioè la bomba-, come fantasia “priva di fondamento”. A suo parere la scienza non sarebbe stata in grado in quegli anni di concepire gli anelli della catena che mancavano per arrivare all’energia nucleare. In Germania la tesi di Sciascia ha incontrato l’attenzione dei protagonisti del dibattito che seguì la scoperta dell’elemento n. 93. Ida Noddack e Fritz Strassmann”. Aggiungo che lo stesso Sciascia si è ripromesso di studiare ulteriormente i carteggi di questi signori.
A questo punto, sorge almeno un dubbio su quanto ha sostenuto Amaldi….primo, perché in Europa c’era qualcuno che non la pensava come lui; in secondo luogo, data la rivalità che ci fu tra Majorana e gli altri fisici italiani, forse è anche possibile che quest’ultimo negasse un intuizione così acuta da parte del rivale, per puro sentimento di rivalsa…..
Da ultimo, non trascurabile fatto, Majorana, a detta di tutti era un genio, Amaldi non sembra, per cui non è detto che potesse sapere con precisione cosa frullasse in testa al collega…
Insomma, la questione, rispetto alle informazioni in mio possesso, è ancora piuttosto aperta, anche se devo ammettere che il mio giudizio potrebbe essere un po’ di parte: Sciascia e Majorana mi sono molto simpatici, Amaldi un po’ meno….e comunque, davanti a nuove informazioni potrei ovviamente mettere una pietra sopra ai dubbi che ancora mi pervadono. La questione merita approfondimento!
Oh bene, un bel dibattito di fisica sull’Asino, all’insegna delle ‘Due culture’! Dici bene, caro Maturin, occorrerebbe un approfondimento, ma in questo momento non ho né il tempo né gli strumenti – in primis quelli intellettuali, non essendo un fisico, ma almeno dovrei recuperare il libro, chissà dov’è, e altre letture giovanili sul gruppo di Fermi. Mi affido quindi nuovamente alla mia memoria, e a Internet solo per fissare alcune date.
Vorrei cominciare da una difesa di Amaldi. E mettiamoci d’accordo sulla definizione di genio: certamente Majorana era un genio, ma Fermi forse anche di più, ed entrambi diventano dei nani al confronto di Einstein. Io mi accontenterei della genialità di Amaldi, che ha grandi meriti. Anzitutto quello di aver lavorato tutta la vita in Italia, fondando sia L’istituto Italiano di Fisica Nucleare, sia il CERN. Se ancora adesso la scuola italiana di fisica è uno dei pochi punti di eccellenza del nostro paese, lo si deve certo a Fermi, ma soprattutto ad Amaldi.
Sulle gelosie fra i ragazzi di via Panisperna non mi sembra ci siano state, al di là del normale: la situazione era talmente eccitante che c’era gloria per tutti. E in fatto di simpatia forse nessuno brillava, come a volte succede quando l’intelligenza è così abbondante da rischiare di diventare arroganza. Ma l’unico veramente poco simpatico, per quel che ricordo, era Segrè. E lo stesso Majorana era piuttosto cupo e solitario.
Infine, sul fatto sostanziale se Majorana potesse aver intuito la tragedia in arrivo: il parere di Amaldi è condiviso praticamente da tutti gli esperti, e se prendiamo in considerazione i tempi, per rozzo che sia questo criterio, la fissione è della fine del 1934, quindi poco più di tre anni prima della scomparsa di Majorana; tutti capivano ( ma bastava già Einstein del 1905 ) che si poteva liberare una quantità enorme di energia, ma per arrivare alla bomba ci vorranno altri sette anni di lavoro intensissimo da parte di centinaia degli scienziati più brillanti dell’epoca.
Scusa Maturin, questo è ben lungi dall’essere un approfondimento, sono solo alcune riflessioni a caldo. Magari si continua … mi attendo un contributo di Lucia, grande amante dei gatti, sul gatto di Schrödinger.
….ah, ecco, caro Tiresia, ma il gatto è vivo o è morto???
Adesso arriva QFWFQ e vi concia entrambi per le feste…