Carlo Rovelli ” Sette brevi lezioni di fisica “

rovelliUna buona notizia e un dubbio:  questo libro è da mesi ai primi posti delle classifiche, davanti ai soliti, spesso insignificanti, libri di successo. Il dubbio: non sarà uno di quei libri che vengono molto comprati perché di moda, ma poco letti ( i long sellers di questo genere sono come è noto, La Bibbia e Il Capitale ).

Nel fine settimana ho visto che Sette brevi lezioni di fisica è al primo posto assoluto, con distacco, sia per il Corriere che per La Repubblica che per Tuttolibri della Stampa, e così non ho resistito alla tentazione di scriverne. Pensavo che ce ne avrebbe parlato Silver 3, che ogni tanto fa escursioni nella scienza e che di Rovelli ha ottimamente recensito il ben più impegnativo La realtà non è come ci appare.

Le sette lezioni sono davvero brevi – nascono da articoli scritti per il Domenicale del Sole 24 Ore – e sono scritte in un linguaggio davvero molto chiaro, spiegano concetti difficili intermini che vogliono essere comprensibili non dico a tutti, ma almeno a un pubblico di media cultura e che sia motivato a fare un piccolo sforzo di attenzione. Alla divulgazione non si può chiedere di più: si può pretendere che renda abbastanza facili le cose complesse, ma non troppo facili. Ho visto – purtroppo credo solo in inglese – Darwin, Einstein e la meccanica quantistica spiegate con i fumetti: utili, chiari e spesso divertenti, ma anche in questo caso è necessario l’impegno del lettore. Tutto questo per dire che cosa? Che Rovelli è davvero bravissimo, che leggendo queste lezioni non sarete pronti per laurearvi in fisica, ma chiunque abbia diciamo almeno completato le medie superiori e abbia un po’ di interesse e di volontà può senz’altro leggere questo libretto e trarne beneficio ( e magari stimolo per approfondire ).

Se invece, crocianamente, siete convinti che la scienza sia una forma di sapere subalterna e che la vera cultura sia altrove, vi invito a guardarvi attorno e chiedervi in che anno siamo. Che poi, a ben vedere, anche negli anni di Croce sarebbe bastato leggersi Le due culture di Snow.

Tiresia

13 thoughts on “Carlo Rovelli ” Sette brevi lezioni di fisica “

  1. caro Tiresia, ho letto anch’io le sette brevi lezioni, e concordo in pieno con le tue considerazioni, soprattutto sul fatto che oggi la scienza sia a tutti gli effetti una forma di cultura. Anzi, oso aggiungere che, quando l’autore è bravo come Rovelli o come il Marcus Sautoy de “l’enigma dei numeri primi” si tratta di una forma elevata di vera e propria letteratura.
    Silver 3

  2. Giustissimo! Sentite come chiude la lezione sulle particelle:
    ” Una manciata di tipi di particelle elementari, che vibrano e fluttuano in continuazione fra l’esistere e il non esistere, pullulano nello spazio anche quando sembra non ci sia nulla., si combinano assieme all’infinito come le venti lettere di un alfabeto cosmico per raccontare l’immensa storia delle galassie, delle stelle innumerevoli, dei raggi cosmici, della luce del sole, delle montagne, dei boschi, dei campi di grano, dei sorrisi dei ragazzi alle feste , e del cielo nero e stellato la notte. ”
    E alla fine dell’ultima lezione, dopo aver citato Lucrezio:
    ” Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato. ”
    La letteratura ha molte facce, a dispetto di chi vorrebbe incasellarla.

    • Queste due frasi mettono letteralmente i brividi!
      E questa non è letteratura? La poesia si cela in tutte le esperienze umane, se vissute profondamente. Esiste in una corsa in bici per scavalcare un colle o nei bordi in mare per passare un capo e, volete che non esista nell’intuizione di chi indaga l’universo, nel suo infinitamente piccolo ed infinitamente grande?
      Quante volte ho dicusso rammaricandomi con chi voleva sostenere che la più profonda espressione della cultura è soltanto racchiusa nelle lingue e nella letteratura del passato? Quante volte ho dovuto discutere con qualcuno che non voleva saperne di attribuire alla cultura scientifica , almeno lo stesso livello della cultura classica, o meglio, di affermare che in fondo sono due aspetti della stessa cosa?
      Meno male che sento che c’è qualcuno di parere diverso! Meno male!
      Comprerò immediatamente questo libro, ma mi permetto di suggerire a tutti un altro testo divulgativo, assolutamente chiarissimo, ma molto preciso e determinante nel presentare un quadro complessivo della storia della fisica e, guarda caso, anche del pensiero filosofico ad esso collegato.
      Ho una cultura scientifica, ma soprattutto per quel che riguarda la fisica, assolutamente modesta. Ebbene , questo libro, mi ha dato i punti di riferimento indispensabili per poterne apprezzare la storia e la sua evoluzione.
      Il testo è:
      Jeremy Bernstein
      Einstei ( e come altro si poteva intitolare?)

  3. Maledizione, dovevo, scaramanticamente, starmene zitto. Il povero Rovelli è statosubito superato – udite udite – da Camilleri ( c’è a chi piace ) e da Sveva Casati Modignani ( c’è a chi piace? ). Che poi, mi dicono i bene informati, credere a queste classifiche è come credere a Babbo Natale.

  4. Cos’è la teoria della relatività?: “iI risultato di un’intuizione elementare: lo spazio e il campo sono la stessa cosa. E di una equazione semplice, che non resisto a ricopiare qui, anche se il mio lettore non potrà certo decifrarla, ma vorrei che almeno ne vedesse la grande semplicità: Rab – ½ RGab = Tab. Tutto qui”. Già, tutto qui.
    Oppure: “La differenza tra passato e futuro esiste solo quando c’è calore. Il fenomeno fondamentale che distingue il futuro dal passato è il fatto che il calore va dalle cose più calde alle cose più fredde”.
    Per non parlare di questa citazione di Einstein che ha trovato un addirittura vertiginosa. Quando muore un suo caro amico Einstein scrive: “Michele è partito da questo strano mondo, un poco prima di me. Questo non significa nulla. Le persone come noi, che credono nella fisica, sanno che la distinzione tra passato, presente e futuro non è altro che una persistente cocciuta illusione”.
    Se qualcuno venisse a dirmi cose del genere penserei che è un po’ picchiatello; e invece questi di cui ci parla Rovelli non solo hanno ragione ma sono fondamentali per il progresso umano.
    “La meccanica quantistica… ha ottenuto un successo sperimentale che non ha eguali e che ha portato applicazioni che hanno cambiato la nostra vita quotidiana (il computer su cui sto scrivendo, per esempio)”. Non lo capisco ma mi adeguo. Anzi, ci credo assolutamente.
    Insomma non ho capito praticamente nulla, eppure anche su me questo libro, così lontano, ha esercitato molto fascino.
    Per non parlare dell’ammirazione per questi ineffabili osservatori del mondo. Commentando una frase del solito Einstein, Rovelli scrive:
    “Si noti il meraviglioso ‘Mi sembra …’ iniziale, che ricorda l’ ‘Io penso…’ con cui Darwin introduce nei suoi taccuini la grande idea che le specie evolvono, o ‘l’esitazione’ di cui parla Faraday quando nel suo libro introduce la rivoluzionaria idea di un campo elettrico. Il genio esita.”
    E poi Rovelli è uno scrittore con i fiocchi:
    “Per adesso, questo è quello che sappiamo della materia. Una manciata di tipi di particelle elementari, che vibrano e fluttuano in continuazione fra l’esistere e il non esistere, pullulano nello spazio anche quando sembra non ci sia nulla, si combinano assieme all’infinito come le venti lettere dell’alfabeto cosmico per raccontare l’immensa storia delle galassie, delle stelle innumerevoli, dei raggi cosmici, della luce del sole, delle montagne, dei boschi, dei campi di grano, dei sorrisi dei ragazzi alle feste, e del cielo nero e stellato la notte”. Mamma che bello…
    Per non parlare dell’ultimo, splendido capitolo.

  5. Premetto che sono piuttosto scettico e molto sospettoso su tutti i libri cosiddetti di divulgazione scientifica. Avendo studiato e insegnato matematica un po’ di anni fa, mi rendo conto che cercare di spiegare anche solo le idee che stanno dietro al calcolo differenziale o alle equazioni delle superfici di Riemann a chi a fatica ricorda cos’è la proprietà distributiva della moltiplicazione rispetto alla somma o alla differenza (è roba da 4 elementare ma scommetterei che non più del 10% dei lettori la ricorda) è, a mio parere, non solo demenziale in se, ma frustrante e dannoso per il povero lettore.
    D’altra parte chi ha una base di formazione nell’ambito delle cosiddette scienze dure e potrebbe capire l’argomento trattato, solitamente rimane deluso e annoiato dalla superficialità della trattazione. Preferisco di gran lunga, piuttosto, leggermi un buon libro di fantascienza scritto da un matematico o da un fisico teorico (ce ne sono parecchi che lo fanno), che, senza la pretesa di spiegarmi il campo gravitazionale mi fa navigare dentro un’astronave a velocità prossima a quella della luce con tutte le conseguenze teoriche del caso. Certo non potrò illudermi di aver capito la teoria della relatività generale, ma quantomeno mi sarò divertito!
    Detto questo è da più di un anno che ogni volta che vado all’Esselunga a fare la spesa, vedo questo opuscolo dell’Adelphi nel banchetto dei libri più venduti. Di recente poi ho sentito e letto talmente tante entusiastiche recensioni che alla fine ho ceduto e settimana scorsa uscivo dal mio supermarket preferito con il volumetto di Rovelli proprio sul cucuzzolo della mia spesa.
    Da tutto questo successo di vendita e di critica mi aspettavo un libro semplice e chiaro anche se, ovviamente, riduttivo di fronte agli argomenti trattati, che sono estremamente complessi.
    Ebbene, questo libro riesce nella fantastica impresa di non spiegare assolutamente nulla a nessuno.
    Per chi non sa nulla di fisica, la lettura dei sette articoletti non produrrà alcun giovamento: nulla sapevano prima e nulla sapranno dopo averlo letto anzi saranno molto più confusi. La storia poi di suscitare l’interesse del lettore, che avrà poi la possibilità di approfondire successivamente ecc. è una bufala “cosmica”: sfido chiunque non abbia fatto fisica teorica all’università di recente ( o non se ne occupi) ad ”approfondire” la “semplice” e intuitiva equazione:

    Rab – ½ Rg ab = T ab

    La cosa incredibile è che l’autore riesce a non spiegare alcunché nemmeno a di chi un po’ di fisica l’ha masticata: le sue osservazioni sono banali e le sintesi da lui ideate quantomeno discutibili. Giusto per fare un esempio: non spiega affatto, neanche in termini divulgativi, perché per un osservatore seduto su una stella di Planck all’interno di un buco nero (peraltro che all’interno di un buco nero ci sia una stella di Planck è una sua ipotesi tutta da dimostrare) il tempo dovrebbe passare più rapidamente rispetto a un osservatore seduto all’esterno; si limita a dire che è per lo stesso motivo per cui in montagna il tempo passa più veloce che al mare, che avrebbe spiegato nella lezione precedente, ma che, guarda un po’, in questo caso sembrerebbe esattamente il contrario ……
    Già dopo un paio di lezioni, talmente banali da essere comiche (volutamente?) sospettavo la sola.
    10 euri per 73 pagine tascabili scritte a caratteri medio grandi con marginatura abbondante: praticamente un furto. Che su questi argomenti ci sia così poco da dire?
    Unica nota positiva è che il libro è scritto bene, particolare non trascurabile considerando che l’autore è un fisico teorico,. In alcuni punti, addirittura, mette mostra la sua vena poetica:
    “Una manciata di particelle che vibrano e fluttuano in continuazione fra l’esistere e il non esistere, si combinano assieme all’infinito come le venti lettere di un alfabeto cosmico, per raccontare l’immensa storia delle galassie ecc …….” Quasi meglio di Philip K. Dick ne “Il cacciatore di androidi”!
    Per il resto, pur senza mettere in discussione il valore accademico di Carlo Rovelli e men che meno delle sue pubblicazioni scientifiche, ho trovato il libro profondamente deludente.

    QFWFQ

  6. Cito QFWFQ: “Per chi non sa nulla di fisica, la lettura dei sette articoletti non produrrà alcun giovamento: nulla sapevano prima e nulla sapranno dopo averlo letto anzi saranno molto più confusi”.
    Cito mio nonno: “Ciucci sciame, e cchiu’ ciucci returname” (vulgo: “ciucci andiamo, e più ciucci ritorniamo”).
    In effetti al termine della lettura mi sono sentito un po’ così; però è stato bello lo stesso poter infilare almeno la falange del dito mignolo nelle “scienze dure” (per me durissime). Senza contare lo spasso di sapere che per il gemello che vive in montagna il tempo è un po’ più lungo di quello che vive al mare.
    O viceversa.
    Ma non importa.

  7. In matematica e nelle scienze dure sono solo un dilettante, seppur appassionato. Mi dispiace che il libro abbia suscitato una così forte delusione in QFWFQ, ma devo dire che la divulgazione deve sempre trovare un difficile equilibrio fra il troppo facile e il troppo difficile, e ovviamente non può rivolgersi a tutti. Io, proprio per capire a chi si potesse rivolgere, avevo pregato tre persone di scarsissima cultura scientifica di leggerne un capitolo a testa, e tutte mi avevano detto di averne capito almeno abbastanza e di averne tratto qualche piacere. Solo dopo questo piccolo test mi sono deciso a parlarne sull’Asino. A questo punto, vorrei chiedere a QFWFQ di citare un esempio di divulgazione scientifica riuscita, anche se mi sembra di capire che è un genere che lui non ama. A me queste Sette brevi lezioni sembrano paragonabili, per taglio e pubblico a cui si rivolgono, ai Sei pezzi facili di Feynman, sulla cui statura di fisico teorico non ci sono dubbi. E Feynman amava e riteneva utili la divulgazione e il dialogo col pubblico non esperto.
    Infine, mi sembra ingeneroso con Rovelli citare quella equazione – l’unica del libro – come se il lettore dovesse capirla. Non definisce neppure i termini, dice esplicitamente: ” … un’equazione semplice, che non esito a riportare qui, anche se il mio lettore non potrà certo decifrarla, ma vorrei che almeno ne vedesse la grande semplicità. “. Solo per dire che una teoria complessa come la relatività generale può essere espressa da una equazione così breve, ed apprezzare la potenza della matematica che consente ciò. A me, digiuno di matematica superiore, questo concetto provoca piacere. Quando guardiamo un quadro di Rembrandt, siamo sicuri di coglierne tutti i significati come potrebbe fare chi studia la pittura da decenni? Certamente no, ma il quadro ci provoca ugualmente piacere.

  8. “Tutto e di più: storia compatta dell’infinito” è un piccolo saggio divulgativo rivolto a chi ha un po’ di passione per la matematica (e qualche nozione di base, altrimenti, come già dicevo, meglio lasciar perdere) scritto bene da un non matematico. Lo ho letto parecchi anni fa e mi era piaciuto. Ricordo che avevo osservato quanto la traduzione italiana fosse demenziale, ad esempio “integer” è tradotto in tutto il libro con “integrale” invece che con “intero” e altre sciocchezze del genere che però sono piuttosto evidenti . Foster Wallace, a mio parere, riesce a rendere lettura piacevole e avvincente (cosa, mi si potrebbe obiettare, scontata considerato il curriculum dell’autore) e a dipanare l’argomento, piuttosto ostico, con chiarezza e senza mai peccare di superficialità. Fin troppo facile riassumere in quattro paginette “poetiche” la teoria dell’infinito, che sta alla base della matematica moderna, ebbene F.W. in questo piccolo saggio non lo fa mai e ogni volta che la lettura rischia di impantanarsi in un mare di simboli o di definizioni tecniche, è bravissimo nel mettere un’osservazione, un rimando e un incoraggiamento a gettarsi oltre l’ostacolo. E’ “l’infinito” raccontato attraverso la vita e la follia delle persone che lo hanno conquistato. Oltre ai concetti di infinitamente grande e infinitamente piccolo, sono trattati in modo piacevole, alla portata di tutti, ma con rigore, diversi argomenti di storia e filosofia della matematica, incluso il concetto di astrazione e il ruolo incredibilmente frenante che ha avuto la chiesa nello sviluppo della scienza. Rimango comunque della mia opinione : inutile che un lettore che non si ricordi le proprietà delle potenze si metta a leggere questo libro con la speranza di capirci qualcosa……

  9. Solo per dire che in quanto scrive qfwfq trovo la conferma che DFW era veramente un genio per di più dalla portentosa conoscenza (ne offre un saggio in “Infinite Jest” per quanto riguarda diversi settori tecnologici).
    Che peccato che a soli 46 anni abbia deciso che ne aveva abbastanza.

  10. Pingback: Carlo Rovelli “L’ordine del tempo” | asinochinonlegge

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