Ernst Jünger “Un incontro pericoloso”

junCome dal cappello di un prestigiatore, a volte, dalla solita, fornitissima biblioteca di Vi escono strani libri. Uno è questo, meno incantevole, in ultima analisi, di altri ma che non di meno merita qualche riga per i lettori dell’Asino.

È un romanzo scritto da uno di quegli autori che Sylvain Tesson in partenza per le sponde gelate del lago Baikal dove avrebbe trascorso parecchi mesi di solitudine (un’avventura di cui si è già parlato su queste pagine) sceglie di portare con sé, e per questo mi aveva incuriosito.

«Un incontro pericoloso» è un’opera minore e tardiva di Ernst Jünger, un libro leggero, un giallo amoroso, dove il roseo gioco della seduzione si tinge presto dei toni cupi del delitto e del sangue.

Al di là dello sviluppo narrativo della trama, che mi è parso di interesse minore, la cosa per cui può forse valere la pena di leggere questo libro (ma senza attendersi un capolavoro, intendiamoci) è il modo insolito e a suo modo affascinante con cui viene tratteggiata una piccola galleria di personaggi, anch’essi piuttosto insoliti. Insoliti perché estremi nei loro tratti caratterizzanti, e dunque originali, stravaganti, quasi, in un certo qual modo, proprio per questo destinati all’infelicità.

E allora ecco il giovane sognatore, cui è sufficiente una passeggiata per sentirsi «invaso da una grande tenerezza. Era accordato come una corda lenta, che quasi non ha bisogno di una mano che la suoni. Un alito di vento, un raggio di sole, bastavano a farla vibrare». A questo giovane, questo «principe delle fiabe», la bellissima Irène farà conoscere la vergogna, seducendolo solo per vendicarsi dell’indifferenza di un marito crudele e annoiato.

Dopo l’inevitabile delitto il protagonista diventa il commissario, uomo brillante, dotato di un’intelligenza acutissima e ben poco convenzionale che fa del suo mestiere una filosofia e un’arte. «Come un pittore o un romanziere ritorna costantemente al suo motivo, al suo tema, e come un’opera giovanile consente già di intuire gli sviluppi futuri, così è anche per i criminali, i quali per lo più si attengono rigorosamente al modello determinato dal loro carattere. Chiunque abbia una certa esperienza, quando viene chiamato sul luogo di un’effrazione può dire: questo è stato Jacques o Louis, come per esempio davanti a un quadro può dire: questo è un Ingres o un Cézanne». Il mistero sarà sciolto, naturalmente, ma non per questo l’innocenza perduta potrà essere riconquistata.

Ernst Jünger, come avrete notato, scrive bene, la sua lingua è elegante e sfarzosa come gli ambienti aristocratici che descrive, suggestiva come la Parigi di un’epoca che sta volgendo alla fine, ed è un piacere leggerlo, anche se alla fine si rimane un po’ delusi da una storia che forse non mantiene tutte le sue promesse.

la signora nilsson

Lascia un commento