La Signora Nilsson ci ha parlato di Il ritorno di Casanova di Schnitzler. Ciò mi ha indotto a tirar fuori dalla pila dei libri comprati in attesa di essere letti questo racconto lungo pubblicato nel 1927 ma che si svolge in un momento imprecisato in cui c’è ancora l’impero asburgico.
L’argomento del gioco d’azzardo ha tentato diversi grandi scrittori, a cominciare da Dostoevskij che, come sempre, ha raggiunto le vette massime con Il giocatore, scritto anche per esperienza personale visto che era lui stesso vittima del demone del gioco. Ma voglio ricordare anche il mio amato Dickens di La bottega dell’antiquario.
Qui abbiamo una variante interessante: il protagonista non sembra essere un giocatore accanito, lo fa una sola volta e tutto sommato per un nobile motivo, trovare i soldi da prestare ad un amico in difficoltà. C’è di mezzo l’onore dell’amico, e l’onore è un tema ricorrente del libro, come di altri di Schnitzler, visto che il protagonista è un ufficiale dell’esercito asburgico. Quindi il gioco per lui non è una vera passione, ma soltanto l’unico modo per cercare di procurarsi, in una sola notte, il denaro necessario all’amico. Però, una volta seduto al tavolo da gioco, viene preso dal demone come tutti i giocatori incalliti. Vince, perde, rivince, riperde. In diversi momenti si trova a vincere molto più della cifra necessaria per aiutare l’amico, ma non sa fermarsi. L’unica volta che sembra essere davvero deciso a smettere, è il destino beffardo che lo spinge nuovamente al tavolo da gioco. Con l’unico esito possibile, una perdita rovinosa.
A questo punto inizia la seconda parte del racconto: i debiti di gioco vanno pagati, c’è di mezzo l’onore. L’unica possibilità sembra essere uno zio benestante, ma naturalmente la cosa è molto più complicata. Entra in scena anche un vecchio amore di anni prima, e c’è un risvolto di ribellione femminista che non rivelo per non guastare la sorpresa, ma che piacerà molto alle lettrici – e anche ai lettori – sensibili all’argomento. Tanto più sorprendente in una società ipocrita, maschilista e militarista, ma niente affatto estraneo alle tematiche spesso affrontate da Schnitzler ( a questo proposito, voglio anche ricordare un altro suo bel libro, Il sottotenente Gustl, uno dei più bei racconti antimilitaristi mai scritti ).
Non voglio naturalmente rivelarvi se il fatidico e onnipotente onore verrà salvato, ma posso garantirvi che la lettura dei racconti di Schnitzler procura sempre piacere e arricchimento – non quello che si cerca nel gioco d’azzardo! – insieme.
traddles